Venendo a considerazioni più schiettamente astronomiche, la zona berica tradizionalmente vocata alla coltivazione del pisello è praticamente tutta la fascia pedecollinare dei quadranti meridionali, da Longare a Lonigo, con punti locali a Lumignano ma anche a San Germano e Villaga. Qui si riscontrano le condizioni pedoclimatiche più favorevoli: suolo di medio impasto, con una percentuale di calcare adeguata, fresco e sciolto; clima esente da freddi profondi e da gelate tardive, comunque fresco in primavera, come richiede la pianta per una fruttificazione abbondante e progressiva.
In un contesto già felicissimo una realtà privilegiata è quella di Lumignano, dove la roccia forma una sorta di scodella rivolta a sud-est che crea il microclima adatto a piante tipicamente mediterranee come l'olivo e il mandorlo tra quelle coltivate e lo spino di Giuda (Cercis siliquastrum), dalla intensa fioritura purpurea, tra quelle spontanee.
Ciò rendeva possibile la semina del pisello da novembre a gennaio - nella "quarantìa de San Martìn", come si era soliti dire - e una raccolta che un tempo si presentava con largo anticipo sulle produzioni di pianura, fornendo l'eccezionale vantaggio commerciale testimoniato dal favore goduto per secoli presso la Serenissima. All'eccezionalità del luogo si è aggiunta nel tempo l'abilità dei coltivatori nel selezionare le varietà più adatte per ciclo vegetativo e prodotto a mantenere saldo il primato vicentino: la più apprezzata, pur nell'estrema eterogeneità della produzione, era il cosiddetto Verdone, che abbinava alle caratteristiche di precocità un baccello attraente e semi di eccellenti qualità organolettiche.
L’apice della coltura tradizionale può dirsi raggiunto nella prima metà del Novecento, quando il patrimonio di conoscenze locali venne confortato da pratiche agronomiche moderne, e in primo luogo della conciliazione a base di fosforo e potassio (soprattutto il primo, poco presente nei terreni berici). La coltura aveva raggiunto un tale successo che a Lumignano in maggio si teneva mercato tutte le sere: i contadini si ritrovavano nello spiazzo della vecchia Osteria dei Bisi, lungo la strada della Campanonta, verso Costozza, e regolarmente un camion partiva carico alla volta di Milano. Coronava la felicità del momento il fiorire della sagra dei piselli, con grande concorso di visitatori e commercianti, come si legge nelle cronache del tempo.
In un contesto già felicissimo una realtà privilegiata è quella di Lumignano, dove la roccia forma una sorta di scodella rivolta a sud-est che crea il microclima adatto a piante tipicamente mediterranee come l'olivo e il mandorlo tra quelle coltivate e lo spino di Giuda (Cercis siliquastrum), dalla intensa fioritura purpurea, tra quelle spontanee.
Ciò rendeva possibile la semina del pisello da novembre a gennaio - nella "quarantìa de San Martìn", come si era soliti dire - e una raccolta che un tempo si presentava con largo anticipo sulle produzioni di pianura, fornendo l'eccezionale vantaggio commerciale testimoniato dal favore goduto per secoli presso la Serenissima. All'eccezionalità del luogo si è aggiunta nel tempo l'abilità dei coltivatori nel selezionare le varietà più adatte per ciclo vegetativo e prodotto a mantenere saldo il primato vicentino: la più apprezzata, pur nell'estrema eterogeneità della produzione, era il cosiddetto Verdone, che abbinava alle caratteristiche di precocità un baccello attraente e semi di eccellenti qualità organolettiche.
L’apice della coltura tradizionale può dirsi raggiunto nella prima metà del Novecento, quando il patrimonio di conoscenze locali venne confortato da pratiche agronomiche moderne, e in primo luogo della conciliazione a base di fosforo e potassio (soprattutto il primo, poco presente nei terreni berici). La coltura aveva raggiunto un tale successo che a Lumignano in maggio si teneva mercato tutte le sere: i contadini si ritrovavano nello spiazzo della vecchia Osteria dei Bisi, lungo la strada della Campanonta, verso Costozza, e regolarmente un camion partiva carico alla volta di Milano. Coronava la felicità del momento il fiorire della sagra dei piselli, con grande concorso di visitatori e commercianti, come si legge nelle cronache del tempo.