Il Veneto č stata una delle prime regioni d'Italia a entrare in contatto con la patata, giunta in Europa sulla scia della scoperta dell'America e giā presente a fine '500 nelle collezioni dell'Orto Botanico di Padova. Non fu, a dire il vero, amore a prima vista.
Nei secoli successivi la solanacea venne coltivata sporadicamente dalla Carnia al Polesine senza peraltro entrare nelle grazie dagli agricoltori.
Solo ai primi del'900, con l'avvio di specifici studi agronomici, divenne chiaro che la sua coltivazione poteva assicurare rese, strabilianti per l'epoca, di 250 quintali per ettaro (oggi si arriva a 500). Fu cosė che nei decenni successivi venne individuata l'area a maggiore vocazione nelle terre alluvionali formate in tempi remoti dal divagare dell'Adige e in seguito solcate da quel corso d'acqua che, nato tra i Monti Lessini, assume strada facendo triplice nome: Agno, dalla sorgente all'esordio in pianura; Guā, nel suo primo tratto padano; Frassine o Fratta fino allo sbocco a mare.
Il tratto che interessa la patata č quello mediano: soprattutto qui, infatti, alla base sabbiosa, si sono aggiunte le argille ricche di ferro, di origine vulcanica, che gli conferiscono l'aspetto di "terre rosse" e ne fanno un ottimo suolo da ortaggi (sabbia 49%, argilla 32%, limo 19%).
In queste distese di campi mosse da leggerissime ondulazioni la patata subentrō gradualmente alle coltivazioni tradizionali: prima a livello di autoconsumo familiare, poi come coltura da mercato o, come si era soliti dire, "di gran reddito". All'inizio gli agricoltori erano dubbiosi sulla possibilitā di ottenere buoni raccolti di patata sui terreni argillosi della zona, ma ben presto fu chiaro che le terre rosse del Guā erano particolarmente vocate allo scopo garantendo, a prescindere dalla varietā seminata, un prodotto eccellente, o ancor pių attraente dalla particolare colorazione e lucentezza della buccia. Il riscontro veniva dal mercato che riconosceva alla "patata dorata del Guā", come si prese a chiamarla, prezzi superiori ai tuberi prodotte nelle zone limitrofe o anche nella stessa area, ma su terreni sabbiosi. Proprio in quegli anni aveva inizio, su basi empiriche, la selezione genetica della semente, proseguita oggi con tecnologie d'avanguardia alla Stazione di Genetica e Sperimentazione Agraria di Lonigo. Il pieno sviluppo della coltura si aveva con la progressiva estensione della rete irrigua, che oggi copre praticamente tutto il territorio interessato.
Nei secoli successivi la solanacea venne coltivata sporadicamente dalla Carnia al Polesine senza peraltro entrare nelle grazie dagli agricoltori.
Solo ai primi del'900, con l'avvio di specifici studi agronomici, divenne chiaro che la sua coltivazione poteva assicurare rese, strabilianti per l'epoca, di 250 quintali per ettaro (oggi si arriva a 500). Fu cosė che nei decenni successivi venne individuata l'area a maggiore vocazione nelle terre alluvionali formate in tempi remoti dal divagare dell'Adige e in seguito solcate da quel corso d'acqua che, nato tra i Monti Lessini, assume strada facendo triplice nome: Agno, dalla sorgente all'esordio in pianura; Guā, nel suo primo tratto padano; Frassine o Fratta fino allo sbocco a mare.
Il tratto che interessa la patata č quello mediano: soprattutto qui, infatti, alla base sabbiosa, si sono aggiunte le argille ricche di ferro, di origine vulcanica, che gli conferiscono l'aspetto di "terre rosse" e ne fanno un ottimo suolo da ortaggi (sabbia 49%, argilla 32%, limo 19%).
In queste distese di campi mosse da leggerissime ondulazioni la patata subentrō gradualmente alle coltivazioni tradizionali: prima a livello di autoconsumo familiare, poi come coltura da mercato o, come si era soliti dire, "di gran reddito". All'inizio gli agricoltori erano dubbiosi sulla possibilitā di ottenere buoni raccolti di patata sui terreni argillosi della zona, ma ben presto fu chiaro che le terre rosse del Guā erano particolarmente vocate allo scopo garantendo, a prescindere dalla varietā seminata, un prodotto eccellente, o ancor pių attraente dalla particolare colorazione e lucentezza della buccia. Il riscontro veniva dal mercato che riconosceva alla "patata dorata del Guā", come si prese a chiamarla, prezzi superiori ai tuberi prodotte nelle zone limitrofe o anche nella stessa area, ma su terreni sabbiosi. Proprio in quegli anni aveva inizio, su basi empiriche, la selezione genetica della semente, proseguita oggi con tecnologie d'avanguardia alla Stazione di Genetica e Sperimentazione Agraria di Lonigo. Il pieno sviluppo della coltura si aveva con la progressiva estensione della rete irrigua, che oggi copre praticamente tutto il territorio interessato.