Il Vicentino è terra di funghi e per lustrarsi gli occhi basta recarsi, nei giorni di mercato, sotto i portici della basilica palladiana. Sui banchi di vendita che vi sono
allestiti con il favore della stagione si trovano dai porcini di Tonezza alle tante varietà dei Colli Berici e dell'Altopiano di Asiago. In campo micologico, tuttavia, la
provincia ha anche un altro motivo d'interesse, più peculiare: le grotte di Costozza, sul versante orientale dei Colli Berici. Dopo aver dato per secoli pietra alle architetture palladiane, queste grandi cavità hanno trovato, ai primi del Novecento, nuova funzione come coltivazioni di funghi. L'attività, nata in Francia nel secolo precedente, ebbe qui notevole slancio industriale.
Al centro di questa vicenda è la famiglia Da Schio, con il
conte Giulio, fondatore dell'originaria «Società Funghi», e il figlio Alvise, primo laureato d'Italia in micologia nel 1932, vero fautore della fungicoltura intensiva. Oggi le grotte di Costozza non sono più né l'unica né la principale area produttiva italiana ma rappresentano ancora il più interessante sito produttivo.
Sotto le grandi volte calcaree si coltivano il prataiolo (Agaricus hortensis), o champignon, ormai familiare a tutti; il gelone (Pleurotus ostreatus), localmente detta «brisa», d'ampio cappello e adatto alla griglia; il piopparello (Agrocybe aegerita), riunito in
caratteristiche famigliole. E di tanta abbondanza si ha riflesso in ogni stagione sia sui banchi degli ortolani, per le ricette alla portata di tutti, sia sulle tavole dei
ristoratori che ne fanno costante oggetto dei loro virtuosismi.
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