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La cattura di un treno austriaco alla stazione di Vicenza il 13 luglio 1866. L'episodio, qui illustrato dal settimanale torinese L'Eco del cannone, fu l'unico di rilievo avvenuto nel vicentino durante la terza guerra d'indipendenza in quanto fortunatamente la città e la provincia vennero a trovarsi fuori dalle grandi direttrici di battaglia degli eserciti italiano ed austriaco.
Protagonisti del fatto furono il capitano dei lancieri Vittorio Emanuele Dario Delù, il suo sergente Antonio Rho e sette lancieri.
Nel 1859 lo sfavorevole andamento delle operazioni militari per gli austriaci aveva fatto sperare che l'ora della liberazione per il Veneto fosse prossima. I patrioti vicentini vivevano nella speranza che, una mattina, il treno da Verona portasse in città le truppe piemontesi; invece la rapida e soprattutto inaspettata conclusione della guerra soffocava gli entusiasmi: "alla gioia subentra un immenso dolore; né può dirsi quanto ferì gli animi nostri cotesta infausta notizia che non si voleva credere vera ".
Ugualmente nel '66 la gente faceva spesso capo alla stazione per avere notizie fresche dai ferrovieri e dagli addetti al telegrafo. "Il 24 giugno corsero voci confuse di vittoria, di sconfitta dei nostri sulla strada ferrata ben presto venivano feriti austriaci, prigioni italiani diretti in Germania. In campo Marzio vi era folla di gente mesta a vedere quegli arrivi portanti tristezza ".
Per la seconda volta Custoza era stata fatale alle armi nazionali e nel 1866 la sconfitta sembrava aver paralizzato i comandi italiani che, solo dopo la vittoria prussiana a Sadowa, seppero profittare della favorevole situazione creatasi dal fatto che gli austriaci erano stati costretti a richiamare quasi tutte le truppe d'Italia a difesa della capitale minacciata dai prussiani.
Fu solo la sera del 12 luglio che le avanguardie della divisione del generale Medici, occupata Padova, puntarono su Vicenza, ormai sgombra di truppe austriache. La stazione venne occupata solo per qualche ora, ma tanto bastò perché le autorità imperiali, temendo di cadere prigioniere, decidessero di abbandonare la città e ripiegare verso Verona. Nella notte l'I.R. Delegato Ceschi, il capo della polizia Beltrame e gli altri impiegati e gendarmi austriaci o di sentimenti filo imperiali lasciarono la città "protetti dall'ombra e da poche baionette croate". Stando alle cronache le autorità sfuggirono di poco alla cattura: il mattino presto il capitano Delù era nuovamente alla stazione di Vicenza dove, assieme ai suoi soldati, gli riuscì di catturare un treno dell'intendenza militare austriaca: 48 vagoni carichi di "caffè, zucchero, vini, zigari ed altro materiale per un valore di oltre un milione di lire" di allora.
Due giorni più tardi la definitiva liberazione di Vicenza, con tanto di ricevimento ufficiale, rinfresco in Municipio e discorso del Podestà Costantini (Scheda 3.4.1) eletto a capo di una giunta provvisoria subito dopo la partenza degli austriaci.
INDICE:
Scheda 2.1.2 Scheda documentale: la liberazione del 66
Itinerario 2.1: La ferrovia
La stazione ferroviaria
La liberazione del '66