Cautela e ottimismo: è questo l'approccio più adatto suggerito dal mercato immobiliare del nostro Paese nel 2019, anche in considerazione dei trend che lo caratterizzano, a cominciare dalla lenta ripresa che contraddistingue le città più grandi come Roma, Milano e Torino. Nelle metropoli, infatti, si assiste a un aumento - anche se molto graduale - delle compravendite, che si accompagna a un lieve rialzo delle quotazioni degli immobili in vendita; a compensare tale contesto c'è, però, la situazione delle città più piccole, dove ancora non riescono a decollare le transazioni immobiliari. Questo sembra essere il momento giusto per investire, anche perché i prezzi delle case stanno conoscendo un calo costante: ciò è dovuto all'atteggiamento assunto dalla maggior parte delle famiglie, piuttosto dubbiose e perpl esse quando si tratta di comprare casa.
Cosa succederà nei prossimi mesi?
Stando alle previsioni che sono state avanzate da Nomisma, fino alla fine di quest'anno lo scenario è destinato a non mutare, con la prosecuzione dei trend appena elencati, accompagnati a una ripresa dei prezzi di vendita che sarà continua, ancorché lenta. Solo a partire dal prossimo anno, e in misura ancora più significativa nel 2021, si potrà avere a che fare con una svolta nel settore immobiliare, relativa in modo particolare al mercato delle compravendite; non è da escludere, comunque, che anche il comparto degli affitti venga coinvolto in questa inversione di tendenza.
L'incrocio tra domanda e offerta
Già a partire dal 2020, dunque, potrebbe diventare più facile riuscire a vendere casa in 45 giorni, tenendo presente che, come tutti i mercati, anche quello immobiliare vive dell'incontro tra l'offerta e la domanda. Perché si possa parlare di un mercato in ripresa, pertanto, è essenziale che l'offerta di immobili a uso civile sia superata dalla domanda: in altri termini, è indispensabile che ci siano meno immobili in vendita di quante persone sono disposte ad acquistare.
Ma quali sono le condizioni che si devono verificare affinché ciò accada? In primo luogo, non si può fare a meno di un'economia in ripresa: è chiaro, infatti, che nel momento in cui l'occupazione cresce ci sono maggiori probabilità che i potenziali acquirenti decidano di sottoscrivere un mutuo che duri 20 o 30 anni avendo la sicurezza di conservare il proprio posto di lavoro. D'altro canto, però, c'è bisogno anche che le famiglie vengano messe nelle condizioni di poter richiedere i finanziamenti senza essere costrette a superare ostacoli proibitivi: è chiaro, infatti, che se si deve anticipare un acconto consistente per acquistare un appartamento, in molti preferiscono rinviare la decisione a tempi più favorevoli.
Perché si può essere ottimisti?
Come si sottolineava all'inizio, però, è lecito essere ottimisti per i prossimi mesi del 2019, a dispetto di una ripartenza dell'economia che sta incontrando qualche difficoltà in più del previsto. I dati lasciano ben sperare, comunque, se è vero che nel 2018 le compravendite immobiliari sono aumentate di più del 5%, e non ci sono variabili che lascino pensare che la situazione possa cambiare quest'anno. Il picco di compravendite non è ancora stato raggiunto, almeno secondo le previsioni dell'Agenzia delle Entrate, che lo identifica in 600mila case vendute all'anno.
Dove c'è la ripresa
Firenze, Roma e Milano sono le città in cui, più che altrove, si nota una certa ripresa: in generale, le grandi città possono considerarsi al giro di boa, nel senso che si sono lasciate il peggio alle spalle e mostrano segnali positivi non solo per quanto riguarda il mercato residenziale, ma anche in relazione al comparto degli immobili a uso commerciale.