Le investigazioni private possono riguardare non solo i soggetti maggiorenni, ma anche coloro che non hanno ancora compiuto 18 anni. Le motivazioni possono essere differenti: casi di bullismo da svelare, lesione degli interessi dei bambini per l'affido dopo una separazione, abuso di alcol, traffico di stupefacenti e così via. Come si può intuire, si tratta di occasioni delicate, anche perché prevedere un controllo rafforzato in circostanze del genere diventa inevitabile per proteggere l'interesse dei piccoli. In casi simili, la legge ammette il diritto di affidare a soggetti autorizzati delle investigazioni che abbiano lo scopo di verificare, con il supporto di mezzi controllati, fatti che - una volta scoperti e documentati a dovere - possano venire esposti in sede giudiziaria.
I diritti dei minori nelle investigazioni private
L'obiettivo, in qualsiasi caso, è quello di proteggere i diritti dei minori, che non di rado coinvolgono relazioni interpersonali e interessi caratterizzati da un elevato grado di complessità. Ecco perché c'è bisogno dell'ausilio di professionisti del settore, e cioè investigatori privati che la legge autorizza per l'esecuzione di indagini utili a fornire prove che potranno essere usate anche in giudizio. Le investigazioni private devono sempre tenere conto della necessità di salvaguardare gli interessi dei minori, e devono essere effettuate tenendo presente quanto previsto dalla normativa di settore. Occorrono, insomma, conoscenze specifiche, relative anche alle modalità di impiego degli strumenti tecnologici da adottare.
Tipico è il caso dell'affido di un minore. Dopo una separazione di genitori che non vivono più assieme, le disposizioni del giudice stabiliscono la responsabilità genitoriale sulla prole, in funzione di un provvedimento motivato. A partire dal 2006 è entrata in vigore una regola secondo la quale l'affidamento congiunto è sempre da preferire, ma una riforma di sette anni più tardi ha rinforzato le ipotesi che chiamano in causa l'affidamento esclusivo a solo uno dei due genitori. Si tratta di un provvedimento che, ovviamente, ha lo scopo di tutelare l'interesse esclusivo dei bambini, i quali vengono affidati alle cure e al controllo dei genitori che sono considerati in grado di educarli. I genitori non affidatari, d'altro canto, mantengono il diritto di visita e possono intervenire nelle decisioni più rilevanti per i figli.
Può accadere, però, che mamma e papà non siano d'accordo a proposito della modalità di affido dei propri figli minori e che non abbiano intenzione di rispettare quanto deciso dal giudice nel corso della separazione: i genitori, così, reputano necessario un intervento ulteriore da parte del giudice. Può accadere, per esempio, che un coniuge voglia l'affidamento esclusivo dei figli, ritenendo che l'altro abbia comportamenti tali da mettere a repentaglio l'interesse della prole.
In circostanze del genere, è complicato arrivare a dimostrare in giudizio gli eventi alla base della pretesa in questione: si rende consigliabile, pertanto, il ricorso a un esperto che sia autorizzato a svolgere attività investigative, raccogliendo documenti e prove da impiegare nel processo.
Il controllo delle attività dei minori
Un altro caso tipico è quello del controllo delle attività dei minori: che si tratti di frequentazioni non gradita o di pratiche attuate da soggetti minorenni, può succedere che i genitori diano ad agenzie investigative il compito di indagare sui figli, a maggior ragione nel caso in cui vi sia il sospetto che essi siano protagonisti di attività non lecite o comunque coinvolti in situazioni poco raccomandabili. Si tratta di un modo per prevenire fenomeni di degrado ed episodi di violenza, per un controllo che ha il solo scopo di proteggere la salute e l'incolumità dei ragazzi e delle ragazze.