La bellezza delle piazze italiane è nota in tutto il mondo e parte di questo successo è dato dal materiale impiegato per la loro realizzazione: il porfido tagliato in cubetti, per le sue caratteristiche estetiche e di resistenza, rappresenta una delle più importanti rocce. Dal punto di vista geologico, il porfido appartiene alla famiglia delle rocce vulcaniche cosiddette effusive, ossia derivanti dal semplice raffreddamento della lava quando fuoriesce dalla bocca di un vulcano. Durante il processo di indurimento del fluido lavico, vi è la formazione di cristalli che rimangono intrappolati nella massa vetrosa, che costituisce circa il 65% dell’intero corpo. Poiché la gran parte di questi cristalli sono di natura quarzifera, si parla spesso anche di porfido quarzifero.
La scelta di utilizzare il porfido per le pavimentazioni da esterno come, appunto, le numerose piazze cittadine, deriva in primo luogo dall’elevata resistenza di questo materiale nei confronti degli agenti atmosferici, comprendendo i forti surriscaldamenti dovuti alla radiazione solare e le basse temperature invernali. Secondariamente, il porfido posato a cubetti produce un impatto estetico molto apprezzato per il suo colore variabile dal grigio chiaro al marrone medio. Inoltre, i singoli cubetti si prestano anche ad essere disposti a mosaico per rappresentare vari motivi ornamentali.
Nelle piazze italiane come, ad esempio, la caratteristica Piazza San Lorenzo nel centro storico di Vicenza, il cubetto in porfido, chiamato più comunemente bolognino, riveste ampie superfici della zona pedonale, costituendo così un lastricato cromaticamente armonico con il resto degli edifici circostanti. Il termine bolognino deriva dall’originaria diffusione di questa tipologia di pavimentazione nel capoluogo emiliano romagnolo (Bologna). La elevata resistenza al carico provocato dal transito degli automezzi offerta dal bolognino, rende questo tipo di pavimentazione adatto anche per il rivestimento di strade e parcheggi ovvero per la rete di viabilità urbana di maggior pregio dove non occorre che i mezzi transitino a velocità sostenuta: la superficie non liscia del bolognino rappresenta infatti un limite al passaggio veloce delle ruote.
La posa dei cubetti in porfido è effettuata normalmente a mano su sottofondo in sabbia seguendo due modalità principali: la posa ad archi, per i quali i cubetti sono preparati in formati da 4/6 fino a 12/14, e la posa a linee parallele ("a filari"), in cui i cubetti presentato una testa quadrata 10/10 ed un spessore medio di 4/6 o 8/10. Le misure più piccole trasmettono più efficacemente lo schema di posa all’osservatore, mentre i cubetti più grandi si prestano meno a disegni complessi. Nelle piazze italiane si riscontrano tuttavia numerose varianti di posa alle due modalità principali anzidette. Particolarmente apprezzate sono le pose ad "archi contrastanti", a "coda di pavone", a "cerchi concentrici", ad onde, ecc. E’ evidente che maggiore è la complessità del dise gno finale che si vuole ottenere e tanto più laborioso sarà il lavoro di progettazione della posa.
Negli anni, le pavimentazioni in porfido possono aver bisogno di manutenzione a seguito di abbassamenti del suolo ovvero rottura di alcuni cubetti, con possibilità di formazione di buchi. A differenza di molte altre tipologie di pavimentazione urbana nelle quali, in caso di ripristino, è spesso necessario compiere demolizioni e ricoperture con nuovo materiale, i cubetti di porfido possono invece essere facilmente scalzati e deposti a lato per poi consentire il ricarico o rifacimento del sottofondo. Una volta ripristinati i livelli di base, è quindi possibile riutilizzare i medesimi cubetti per ricostituire il lastricato originale.
La scelta del porfido per realizzare il pavimento delle piazze e delle strade ha svariati vantaggi ambientali. Innanzi tutto, come detto precedentemente, i cubetti si prestano bene ad essere riciclati nella medesima pavimentazione, evitando così di trasportare nuovo materiale e di depauperare le risorse rocciose. Inoltre, quando i cubetti non sono saldati fra loro con il cemento ma con semplice sabbia, l'intera superficie risulta più permeabile all'acqua piovana rispetto all'asfalto.