Diffusi in tutto il territorio nazionale, i grissini sono nati a Torino, ed è proprio nel capoluogo piemontese che ancora oggi sono particolarmente apprezzati, essendo presenti sulla tavola di chiunque sia a pranzo che a cena. Questi bastoncini di pane fragranti devono il proprio nome al termine piemontese "ghersa", utilizzato proprio per fare riferimento al pane di forma allungata. Secondo la leggenda, il padre dei grissini è da individuare in Antonio Brunero, il quale era un fornaio di corte che inventò tale tipologia di pane su suggerimento del medico reale che si occupava della salute di Vittorio Amedeo II alla fine degli anni '70 del XVII secolo. Il futuro monarca, che a quel tempo era ancora un bambino, mostrava condizioni di salute alquanto cagionevoli, al punto da non essere in grado di digerire la mollica dei panini classici: ecco perché il fornaio ideò il grissino, vale a dire un tipo di pane che era privo di mollica.
La lavorazione dei grissini
Anche i piavettini che siamo abituati ad assaporare oggi, dunque, sono debitori nei confronti dell'intuizione di Brunero. A quei tempi, per altro, i metodi di lavorazione dei grissini risultavano piuttosto complicati, come conferma il fatto che per realizzarli c'era bisogno addirittura di 4 figure diverse: il primo era lo stiror, cioè la persona che stirava la pasta; il secondo era il tajor, cioè la persona che tagliava la pasta; il terzo era il coureur, cioè la persona che metteva i grissini in forno; e il quarto era il gavor, cioè la persona che toglieva i grissini dal forno. Come è evidente, ciascuna individualità coinvolta aveva una mansione ben specifica: il primo era incaricato di stirare l'impasto, prima che toccasse al tajor prender e la pasta che era stata manipolata e tagliarla in pezzi lunghi più o meno 3 centimetri; a questo punto subentrava il coureur, che prendeva i pezzi così ottenuti e li collocava su una pala molto lunga e stretta. I grissini, quindi, venivano messi nel forno, rigorosamente alla piemontese, vale a dire riscaldato con la legna di pioppo. L'ultima operazione era quella del gavor, che dopo aver tolto i bastoni dal forno li separava a metà.
I pregi dei grissini
Sono davvero tanti i pregi che contraddistinguono i grissini ancora oggi, a iniziare dalla facilità di conservazione: essi, infatti, durano molto più a lungo rispetto al pane classico. In più, questi bastoncini croccanti sono molto digeribili. Non è difficile, insomma, intuire il motivo per il quale tale fantastica invenzione abbia ottenuto un successo pressoché istantaneo, allargando la propria diffusione dal Piemonte a tutto lo Stivale. La versatilità è un altro pregio tipico dei grissini, che vengono consumati a tutte le ore del giorno, durante i pasti e non solo: a colazione, per esempio, è possibile pucciarli nel latte, mentre a pranzo o a cena sono perfetti se inzuppati nel brodo. I grissini sono un accompagnamento perfetto per ogni pietanza, oltre a rappresentare uno stuzzichino che permette di spezzare la fame in ogni momento. Ne es iste anche una versione dolce: i pilot, in particolare, sono delle frittelle che vengono preparate con le uova, il latte e i grissini schiacciati.
Gli amanti dei grissini
Si ritiene che tra i personaggi celebri che amarono in modo particolare i grissini ci fu anche Re Carlo Felice, che era solito divorarli anche in occasione degli spettacoli che venivano allestiti al Teatro Regio. Perfino Napoleone Bonaparte era un loro grande estimatore, e non a caso all'inizio dell'Ottocento aveva previsto un servizio di corriera che congiungesse Parigi con Torino proprio per favorire i rifornimenti di quelli che chiamava i piccoli bastoni di Torino.