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Soldati svizzeri del 1° e 2° reggimento estero in un bozzetto del pittore G. Cantelli.
A Vicenza i battaglioni dei due reggimenti svizzeri fecero del loro meglio per resistere agli attacchi delle truppe imperiali. Le ultime riserve, dieci compagnie, vennero impegnate la sera del 10 giugno nel tentativo di cogliere sul rovescio del Monte Berico le truppe del generale Culoz.
"Durando allora volendo tentare un ultimo sforzo, tolte seco le dieci compagnie alcune artiglierie e la cavalleria pontificia, uscito per le porte di Lupia e di Monte, fece vista di minacciare il nemico di fianco, sperando in tal modo di procacciare qualche aiuto ai difensori del Monte. Ma Culoz non rallentò il suo attacco sulle alture".
Dopo il non felice esito del combattimento di Sorio, ai volontari crociati erano andati via via affiancandosi e sostituendosi le truppe regolari svizzere e nazionali che sotto il comando del generale Durando erano entrate nel Veneto verso la metà di aprile (Scheda 3.5.l). Da contrapporre agi austriaci il Durando però disponeva di poco più di undicimila uomini con 38 pezzi di artiglieria, ed in effetti il generale non era per nulla convinto della possibilità di difendere Vicenza: già il 23 maggio, due giorni dopo essere arrivato in città, egli era deciso ad eseguire l'ordine del generale Franzini che lo sollecitava a raggiungere "al più presto con la fanteria ed artiglieria svizzera e con metà della cavalleria" la destra dell'esercito sardo ed unirsi alla divisione del Duca di Savoia.
Gli fecero cambiare idea considerazioni di carattere politico più che militare: abbandonare il Veneto avrebbe significato lasciare alla vendetta austriaca le città che si erano ribellate nella certezza di poter contare su di un aiuto militare; inoltre la notizia della caduta di Peschiera, fortezza del Quadrilatero, non avendo in corso l'esercito piemontese altre operazioni importanti, convinse il generale che forse non sarebbe stato difficile per Carlo Alberto prendere alle spalle l'armata austriaca mentre questa era impegnata nelle operazioni attorno a Vicenza.
Deciso quindi a difendere la città, il generale Durando provvide a rinforzare al massimo i colli: decine di operai lavorarono notte e giorno nella prima settimana di giugno a costruire terrapieni e ridotte ed accumulare le munizioni giunte da Venezia in quei giorni (Scheda 2.5.l).
Il dieci giugno gli svizzeri si batterono valorosamente anche se talvolta mal guidati come nel caso del suicida attacco alla baionetta voluto dal d'Azeglio (Scheda 2.4.l).
Agli svizzeri che avevano combattuto a Vicenza, ai loro familiari e discendenti il governo della Repubblica Romana, rendendo omaggio al loro valore, volle concedere la cittadinanza onoraria.
Accanto agli svizzeri anche molti volontari si fecero onore: tra tanti basta ricordare il sacrificio del giovane conte Camillo Franco che, ferito gravemente sul Monte Berico mentre combatteva accanto al padre, moriva nella sua casa di Porta Padova, trasformata in infermeria, qualche giorno più tardi (Scheda 3.7.l).
INDICE:
Scheda 2.4.3 Scheda documentale: I difensori.
Itinerario 2.4: Villa Guiccioli
La difesa dei colli
Gli "Austriaci"
I difensori