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I combattimenti attorno all'osteria de La Loggetta in un disegno di Achille Beltrame (1871-1945) per la serie "Vicenza eroica" edita in occasione del cinquantenario della prima guerra d'indipendenza.
L'osteria doveva il suo nome ad un piccolo loggiato, oggi scomparso, che ne abbelliva la facciata e ben evidente nel disegno del pittore vicentino.
I vicentini, dopo le vittorie del 20 e 21 maggio 1848 (Schede 1.5.0 - 1.5.1) si consideravano ormai tranquilli da eventuali attacchi austriaci quando "nel pomeriggio del 23 maggio la fuga dei contadini verso la città ed i segnali delle vedette avvisavano l'avvicinarsi di un grosso corpo di truppe austriache da Verona".
Era accaduto che il Radetzky, passando da una impostazione difensiva ad una di movimento della sua strategia, si proponeva di battere rapidamente le forze ribelli prima di attaccare il grosso dell'esercito piemontese che, per il momento, persa la spinta offensiva, si era steso in un lungo arco che andava da Mantova al Garda dove il meglio delle forze di Carlo Alberto si logorava nell'assedio della piccola fortezza di Peschiera.
D'altra parte Radetzky, prima dell'arrivo dell'armata del Thurn (Scheda 1.5.1) con le forze a sua disposizione non aveva grandi possibilità di scelta: poteva tenere le fortezze ma non imporre al nemico uno scontro risolutivo quale sarà quello di Custoza. L'arrivo dei sedicimila uomini del Thurn e soprattutto la disponibilità di rifornimenti e di artiglieria imposero al comando austriaco di saggiare nuovamente la volontà di resistenza della città di Vicenza dove una guarnigione di diecimila uomini, tra volontari e regolari, rappresentava una spina nel fianco dello stato maggiore imperiale.
Un nuovo tentativo, ma questa volta deciso, di attaccare e conquistare la città avrebbe permesso di valutare con maggior precisione la capacità di difesa della guarnigione vicentina.
Si volle attaccare di notte anche per far sì che questa tecnica impedisse ai difensori di valutare esattamente numero ed obiettivi degli attaccanti.
Francesco Molon, uno dei difensori, scriveva infatti "era oscurissima la notte del 23 maggio, ed il lontano rumore de' rotabili ed i vari lumi vaganti ci aveva tutti messi in allarme; le fitte tenebre aumentavano l'ansia e la trepidazione, quando alle ore undici e mezza si vide e si udì la prima cannonata che fu quella che colpì l'ultima casa del Borgo S, Felice dettala Loggetta. Il nemico faceva conto di sorprenderci con un colpo di mano e di impossessarsi di Vicenza attaccando di notte e giovandosi della sua oscurità".
Il fallimento dell'attacco convinse il maresciallo Radetzky della necessità di attaccare la città dal Monte Berico. Di qui una nuova strategia di guerra che avrebbe dato i suoi risultati alcune settimane più tardi, il 10 giugno.
Tra i più attivi nella difesa della città la notte sul 24 maggio è da segnalare il comportamento dei numerosi ragazzi che correvano continuamente a portare munizioni, caricare fucili, disinnescare bombe.
Tra i tanti è da ricordare Domenico Cariolato (1835-1910). Dopo il 10 giugno il giovanissimo Domenico passò a Roma dove combatté valorosamente ricevendo come premio una spada d'onore che, al momento della resa, i francesi del generale Oudinot, gli concessero di tenere in segno di ammirato riconoscimento.
Domenico Cariolato partecipò poi a tutte le guerre del risorgimento; nel 1866 fu aiutante di campo del generale Garibaldi e nel 1870 fu uno dei comandanti della legione garibaldina che si batté a Digione contro i prussiani (Schede 4.1.0 e 7.1.0).
INDICE:
Scheda 1.2.1 Scheda documentale: Difesa della Loggetta
Itinerario 1.2: La Loggetta
La difesa della Loggetta