Testimonianza diretta dei due più antichi edifici paleocristiani su cui insiste l'attuale basilica dei Ss. Felice e Fortunato sono alcuni frammenti musivi del IV-V secolo, lasciati a vista dai recenti restauri (due nella navata centrale, distinti tra loro da un profilato di metallo e uno nella navata meridionale). Nella nave maggiore la porzione più ampia (8,85 x 4,67 m), sul lato destro, risale all'aula cultuale più antica; quella a sinistra invece (1,20 x 1,30 m) - che peraltro originariamente si trovava a circa 3 m dall'ingresso ed è stata qui spostata solo nel 1906 appartiene alla basilica paleocristiana successiva, esattamente come il mosaico della navata meridionale (1,90 x 1,60 m). I mosaici sono costituiti da tessere di forma quasi sempre rettangolare in pietra di vari colori, con predominanza della tonalità rosso arancio.
Di tali mosaici colpisce innanzitutto la dovizie decorativa, che li apparenta ai più insigni esempi pavimentali di Verona, Grado, Orsera, Pola, Parenzo, Salona e soprattutto di Aquileia. Accanto alla ricchezza di motivi geometrici, resi con una certa sensibilità cromatica, sono soprattutto le iscrizioni poste al centro dei singoli pannelli che si impongono all'attenzione.
La tipologia seguita vede citati in genere alcuni nomi, seguiti dalla formula CUM SUIS (in un caso abbreviata CS) cui si accompagna spesso l'indicazione EX VOTO.
Le iscrizioni diventano una fonte storica interessante da cui ricavare alcune indicazioni. Innanzi tutto si evince che le prime chiese nascevano con la partecipazione diretta delle famiglie cristiane. Il ricorrere di nomi cari al Culto, quali Felix, Fortunatus, Leontius e Iustina (la S. Giustina venerata a Padova), testimonia poi la diffusione del culto del martire o del santo eponimo.
I benefattori dell'epigrafe maggiore sono Felix, Toribius e Immola con aggiunta la specificazione del loro stato sociale: VC (vir clarissimus, ossia senatore) e CCFF (clarissimae feminae, ossia donne di rango elevato) evidenziando in questo modo come la nuova fede si fosse diffusa anche tra i ceti elevati e quanto fosse differenziata la società degli offerenti. La presenza della scritta EX VOTO indica inoltre la donazione fatta "per grazia ricevuta ". L’attestazione pubblica di un voto o di un miracolo ottenuto dal santo, diventava la più esplicita testimonianza della loro fede cristiana nonché "dell'efficacia” della sua intercessione.
Andando ancor più nello specifico, la scritta mutila Carpi ..., se l'integrazione Carpi è corretta, potrebbe mettere in relazione questo lacerto musivo con quello della Cattedrale donato da Carpilio sen probabilmente un alto esponente della gerarchia romana, ricco e devoto tanto da beneficiare le due più importanti chiese della città.
|