“I correttivi anticrisi applicati agli Studi di Settore hanno svolto bene il compito loro affidato, quello di adeguare i livelli di congruità richiesti alle mutate condizioni del mercato e, soprattutto, agli effetti della congiuntura economica negativa. Grazie ai correttivi di settore e a quelli individuali, le aziende “congrue naturali” si stanno rivelando in percentuale addirittura superiore agli anni passati: questo sta a significare che gli interventi hanno colto nel segno”. Così Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Vicenza, commenta l’andamento recente delle dichiarazioni dei redditi; i risultati non sono ancora definitivi, ma secondo l’organizzazione di categoria già si possono stimare riduzioni dei ricavi attesi che vanno in genere dal 16 al 20% per arrivare ad un 28% per la metalmeccanica. Anche per l’edilizia, nelle sue varie articolazioni, è stato opportunamente considerato l’impatto delle pesanti difficoltà che hanno condizionato tutto il comparto.
“E’ un importante risultato – sottolinea Sbalchiero - che premia il lavoro svolto dell’Associazione Artigiani di Vicenza e dalla Confartigianato regionale e nazionale nel privilegiare il confronto e la collaborazione con l’Amministrazione Finanziaria: lavoro non facile, che sta però dando i suoi frutti. Senza i correttivi, infatti, l’applicazione degli Studi di Settore avrebbe comportato gravi problemi alle aziende, già indebolite dalla crisi. Né va comunque dimenticata comunque l’inadeguatezza di tale strumento a ricoprire il ruolo di elemento diretto ed esclusivo nel processo di accertamento”. Se dunque per gli Studi di Settore rivisitati non manca la soddisfazione, ci sono però altre preoccupazioni per le imprese, sorte con il decreto legge n. 78 (la manovra 2010). Due fra le altre, meritano attenzione.
La prima riguarda l’introduzione di una ritenuta d’acconto del 10% sui bonifici disposti da coloro che sostengono le spese per le quali spettano deduzioni o detrazioni d’imposta (ad esempio la riqualificazione energetica, o la ristrutturazione edilizia). A decorrere dal 1° luglio, le banche e le Poste operano una ritenuta a titolo di acconto dell’imposta sul reddito dovuta dai beneficiari del bonifico. “Con questo meccanismo – spiega Sbalchiero - viene sottratta liquidità alle imprese in un momento di così forte tensione finanziaria: è un provvedimento che va ripensato”.
C’è poi l’introduzione di un altro elenco, quello delle operazioni rilevanti ai fini Iva di importo superiore ai 3.000 euro, un elenco che si aggiunge ad altri due di recente nascita: quello per le operazioni “black list” e quello per le prestazioni di servizi intracomunitari (Mod. Intra). “La tanto sbandierata semplificazione burocratica – commenta al proposito Sbalchiero - pare sempre più in salita, se non addirittura smarrita”.
“E’ un importante risultato – sottolinea Sbalchiero - che premia il lavoro svolto dell’Associazione Artigiani di Vicenza e dalla Confartigianato regionale e nazionale nel privilegiare il confronto e la collaborazione con l’Amministrazione Finanziaria: lavoro non facile, che sta però dando i suoi frutti. Senza i correttivi, infatti, l’applicazione degli Studi di Settore avrebbe comportato gravi problemi alle aziende, già indebolite dalla crisi. Né va comunque dimenticata comunque l’inadeguatezza di tale strumento a ricoprire il ruolo di elemento diretto ed esclusivo nel processo di accertamento”. Se dunque per gli Studi di Settore rivisitati non manca la soddisfazione, ci sono però altre preoccupazioni per le imprese, sorte con il decreto legge n. 78 (la manovra 2010). Due fra le altre, meritano attenzione.
La prima riguarda l’introduzione di una ritenuta d’acconto del 10% sui bonifici disposti da coloro che sostengono le spese per le quali spettano deduzioni o detrazioni d’imposta (ad esempio la riqualificazione energetica, o la ristrutturazione edilizia). A decorrere dal 1° luglio, le banche e le Poste operano una ritenuta a titolo di acconto dell’imposta sul reddito dovuta dai beneficiari del bonifico. “Con questo meccanismo – spiega Sbalchiero - viene sottratta liquidità alle imprese in un momento di così forte tensione finanziaria: è un provvedimento che va ripensato”.
C’è poi l’introduzione di un altro elenco, quello delle operazioni rilevanti ai fini Iva di importo superiore ai 3.000 euro, un elenco che si aggiunge ad altri due di recente nascita: quello per le operazioni “black list” e quello per le prestazioni di servizi intracomunitari (Mod. Intra). “La tanto sbandierata semplificazione burocratica – commenta al proposito Sbalchiero - pare sempre più in salita, se non addirittura smarrita”.