Oltre 100 cave verificate, 29 sanzioni amministrative comminate, 6 segnalazioni di reato e 3 infrazioni di polizia mineraria riscontrate. Sono questi i numeri di un anno di attività dell'Ufficio Cave della Provincia di Vicenza, rinnovato nel giugno dello scorso anno e potenziato per essere più incisivo nel monitoraggio delle attività estrattive. Oggi la struttura è composta da 8 dipendenti coordinati dall’ing. Filippo Squarcina sotto la direzione del direttore generale Angelo Macchia. I compiti sono molteplici, dall’espressione di pareri tramite la Commissione Tecnica Provinciale Attività Estrattive, al ruolo di Polizia Mineraria per monitorare la sicurezza sul lavoro, passando per il controllo delle cave e miniere in stretta collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato di Vicenza e con i Comuni.
La competenza “politica” è in capo al Presidente della Provincia Attilio Schneck, a testimoniare la delicatezza del settore, ed è stato proprio il Presidente questa mattina a tracciare un quadro della situazione “cave” nel vicentino.
“ In un anno -ha esordito il Presidente- abbiamo effettuato sopralluoghi in 106 cave su un totale di 215 attive, con l'obiettivo di completare la lista nel giro di anno, per avere una fotografia quanto più dettagliata e reale delle cave vicentine. Si sono riscontrate molte attività difformi sia per aspetti formali che sostanziali, ma per lo più si tratta di lievi irregolarità, per cui possiamo dire che la situazione è in linea generale buona.”
Le verifiche sono state distribuite omogeneamente sul territorio e hanno interessato tutte le tipologie di attività estrattiva, dalle cave in sottorraneo dei Berici alle cave di marmo dell’Altopiano di Asiago. Nel dettaglio: 46 controlli alle cave di marmo, 19 a quelle di argilla, 8 a pietre e detriti, 8 a calcare da industria, 15 alle cave di ghiaia e 10 alle pietre dei berici. Sono stati effettuati controlli sia di tipo amministrativo che tecnico, verificando la conformità con l’autorizzazione regionale, con il progetto e con la normativa in materia di sicurezza.
Questo il risultato: 6 non erano accessibili per attività sospesa o ancora da iniziare, 48 si sono rivelate conformi ai provvedimenti rilasciati, mentre per le 52 attività non conformi si è provveduto a comminare le relative sanzioni amministrative, ovvero ad avviarne i procedimenti tesi alla verifica dell’attività e alla successiva eventuale contestazione di difformità e all’ingiunzione di sistemazione ambientale. Sono state comminate 29 sanzioni amministrative, per un importo pari a 2.803.221 euro, di cui solamente 24mila incassati, mentre per il resto si aspetta l'esito dei ricorsi al giudice ordinario. Solo 3 sono invece le infrazioni di polizia mineraria riscontrate, per un importo, già incassato, di circa 3.900 euro.
Le problematiche emerse durante i sopralluoghi sono sostanzalmente le seguenti:
- ricomposizione dei siti scavati che procede a rilento o è del tutto mancante;
- recinzioni carenti o mancanti e accessi non chiusi né delimitati, con situazione di potenziale accessibilità agli estranei e relativa situazione di pericolo;
- difformità dal cronoprogramma di scavo e ripristino;
- mancanza del cartello identificativo dell’attività estrattiva;
- presenza di ristagni (cave di argilla);
- stati di abbandono delle attività senza ricomposizione ambientale dei siti;
- asporto di materiale associato (cave di marmo dell’Altopiano di Asiago) in assenza di autorizzazione o per quantità eccedenti il volume autorizzato.
L’Amministrazione provinciale intende potenziare ulteriormente l’attività di controllo.
E’ iniziata una prima fase di rilevamento aereo delle cave tramite la ditta Geotecnos di Trieste: il rilevamento avverrà tramite un laser scanner e una camera metrica digitale posti su un aereo bimotore. I dati verranno inseriti in una piattaforma integrata che ne consente la gestione tramite internet, permettendo anche a terzi autorizzati, es. Corpo Forestale Regionale e Comuni, di accedere al sistema e di poter effettuare elaborazioni quali calcoli di volume/sezioni, ecc..
E’ prevista l’utilizzazione della tecnologia del laser scanner a terra per quelle cave per cui non è possibile il rilievo aereo. Tramite tecnologie innovative verranno verificate anche le cave in falda, attività che verrà effettuata in collaborazione con l’Università di Padova.
“ Quello che ci preoccupa -ha concluso Schneck- è l’approssimativa gestione delle cave in particolare per la scarsa attenzione alla sicurezza dei lavoratori. In tal senso, siamo intervenuti e continueremo ad intervenire non solo con controlli, ma anche con l’attivazione di un corso di formazione. L'obiettivo è che i cosidetti “cavatori” diventino “imprenditori dell’attività estrattiva”, con tutto ciò che questo comporta in termini di rispetto delle autorizzazioni e della normativa”.