Il complesso architettonico paleocristiano della basilica dei Ss. Felice e Fortunato è uno dei più importanti della nostra regione. Si presenta oggi nelle forme della ricostruzione romanica risalente alla seconda metà del X con ampi inserimenti dei XII secolo. Esso insiste su due precedenti fabbriche: una prima, conosciuta come Basilica antica il cui tappeto musivo è attribuito alla metà del IV o inizi dei V secolo, e una seconda ascrivibile alla metà dei V.
Della prima è stato possibile individuare lunghi tratti di fondazione in modo da ricostruirne la pianta, oggi segnata sul pavimento della chiesa mediante fasce in rosso Verona. L’edificio, orientato verso est, constava di un’aula rettangolare, preceduta da un atrio e affiancata da ambienti di servizio (parte dei litostrato musivo è visibile nella navata centrale, a 60 cm di profondità).
Sorge invece nel V secolo il complesso monumentale dei Ss. Felice e Fortunato, assai più ampio, dotato di tre navate, tutto mosaicato, con un nartece, cui si aggiunse, in un secondo momento, un quadriportico. A Nord di esso sono stati rinvenuti tre lati di un poligono ottagonale, che poteva fungere da battistero (un secondo ottagono, di limitate dimensioni, è stato rinvenuto anche nella zona absidale). Del complesso parte importante e tuttora esistente era il sacello di S. Maria Mater Domini (vedi Approfondimento liturgico).
La nascita della basilica dedicata ai santi Felice e Fortunato porta a ricollegarsi alle origini stesse della storia cristiana di Vicenza: con l'edificio più antico essa suggerisce la presenza di una comunità che, in seguito al famoso editto di Costantino (313), può liberamente professare il proprio culto ed erigere la propria chiesa.
L’erezione del secondo edificio sacro invece, a breve distanza di tempo, è forse da mettere in relazione al clima di rinnovato fervore seguito all'editto di Teodosio (380), che riconosceva la fede cristiana come religione ufficiale di stato, e anche alle esigenze di una comunità1 numericamente accresciuta coni nuove necessità cultuali, ecclesiali. Questa basilica divenne un centro di irradiazione religiosa soprattutto per opera dei monaci benedettini che tra l’VIII e gli inizi del IX secolo si insediarono nel complesso sanfeliciano. Alla fine del IX secolo subì la devastazione degli Ungari, ma fu riedificata nel sec. X per volontà del vescovo di Vicenza Rodolfo. Un nuovo e importante restauro avvenne in seguito ai danneggiamenti provocati dal terremoto del 1117. Più radicali trasformazioni vanno però assegnate al secolo XVI quando la chiesa venne completamente intonacata, affrescata e rinnovata con l'apertura di più ampie finestre e la costruzione di nuove capriate (che ripetevano le forme originarie).
Nel '600 i monaci, convinti di portare la basilica ad meliorem formam, modificarono l'interno secondo i dettami del nuovo gusto artistico, eliminando i lavori quattrocenteschi, e costruendo all'esterno un nuovo nartece secondo l'uso del tempo. 1 lavori di ripristino avviati ne 1935 all'allora parroco Mons. G. Lorenzon e continuati fino al 1993 sotto la direzione di Mons. A. Previtali hanno comportato la rimozione delle sovrastrutture barocche e hanno ridato al complesso monumentale tutti gli elementi utili a rileggere l'antica storia religiosa e architettonica dell'edificio.
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