
Concezioni politiche fondamentali dopo il 1815
Il secolo XIX é contrassegnato tanto dallo scontro e dalla fluidità degli scambi tra le idee conservatrici, liberali, democratiche e socialiste, quanto dalla formula di compromesso della monarchia costituzionale.
Conservatorismo.
L'attaccamento sentimentale a istituzioni e forme di vita tradizionali (tradizionalismo) favorisce un movimento politico di reazione alla Rivoluzione Francese per il mantenimento e la conservazione di istituti politici del passato (Edmund Burke). Stato, società, diritto, cultura sono considerati, nella loro varietà storica, come istituti naturali che si evolvono organicamente e che non possono essere artificialmente sovvertiti dalle idee, dai sistemi, dalle Costituzioni. Si tutelano gli istituti e le autorità che possono garantire l'ordine tradizionale, di origine divina (" alleanza fra trono e altare"): monarchia, Chiesa, famiglia, proprietà e ordini professionali. L'individuo vale in quanto membro di una comunità gerarchica, la cui conservazione e il cui ordine costituiscono un impegno per l'autorità. A uno Stato centralizzato onnipotente si contrappone una tendenza federalista.
Pericoli.
L'irrigidimento sui principi conservatori determina la reazione (freno al progresso), la cristallizzazione dei gruppi privilegiati (nobiltà), l'imposizione di idee autoritarie sia in campo politico sia religioso (dogmatismo), con conseguente attenuarsi del senso critico e impoverimento spirituale e culturale. La nobiltà, il clero, la burocrazia e i contadini sono il sostegno del movimento conservatore che domina la "Mitteleuropa", (Austria, Prussia) fino alla metà del XIX secolo (sistema di Metternicth).
Pensatori conservatori. P. L. Von Der Marwitz (1777-1837) si tiene fermo a un ordinamento patriarcale di tipo medievale e respinge le riforme prussiane destinate, a suo parere, a scatenare l'avidità di guadagno e a disgregare la comunità statale. - Il prussiano Friedrich Gentz (1764-1832) traduce gli scritti di Burke e diventa assertore delle idee conservatrici. Confidente di Metternicth egli ne appoggia la politica di restaurazione. Anche René Chateaubriand, politico e poeta (1768-1848), ripudia nel "Saggio storico, politico e morale sulle rivoluzioni antiche e moderne" (1797) le idee rivoluzionarie approdando a un cristianesimo venato di soggettivismo, come il romantico Friedrich Von Hardenberg noto come Novalis (1772-1801), che in "Cristianità o Europa" (1799) rievoca una idealizzata concezione universalistica medievale.
La dottrina dello Stato del Romanticismo é formulata da Adam Müller (1779-1829) in "Principi dell'arte di governo" (1808-09): lo Stato di "ordini" cristiano di origine divina, cresciuto e sviluppatosi organicamente, abbraccia tutti i settori della vita dell'uomo; la sua autorità non discende da un diritto naturale e non e divisibile. Lo svizzero Karl Ludwig von Haller (1768-1854) dà il nome all'epoca con la sua "Restaurazione della forza dello Stato" (1816-34): nel suo slancio reazionario, egli considera lo Stato proprietà privata (patrimonium) del principe, che è responsabile solo di fronte a Dio: al suddito non compete alcun diritto, ma solo subordinazione. Compito di questo Stato patrimoniale, sorretto nella sua autorità dalla Chiesa, è la conservazione di ciò che esiste.
Fondatori del legittimismo sono De Bonald e Joseph de Maistre (1753-1821), che mette l'accento sul diritto divino della dinastia, indipendente dalla volontà popolare (sovranità per grazia divina), giustifica gli obiettivi della Santa Alleanza e in "Del Papa" (1819) vede nella fede cattolica e nel primato del pontefice addirittura il fondamento della vita statale (ultramontanismo).
La dottrina cristiana dello Stato e del diritto elaborata da Friedrich Julius Stahl (1802-61) influenza, insieme con le idee di Haller, i circoli conservatori prussiani (fratelli Gerlach, Federico Guglielmo IV): a salvaguardare i sudditi dall'arbitrio del sovrano sarebbero, sì, necessarie una Costituzione parlamentare e una divisione dei poteri, ma il diritto e l'ordine morale richiedono la legittimità e la monarchia.
Liberalismo.
Spiritualmente affonda le radici nella dottrina del "contratto sociale" e del diritto naturale propugnata dall'Illuminismo (Locke, Montesquieu), e si afferma con la Rivoluzione Francese. Confidando nel progresso della ragione, esso tende alla realizzazione della libertà individuale, e con ciò intende:
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1. libertà della persona, protetta dai diritti fondamentali dell'Uomo: libertà di religione, di stampa, di opinione; uguaglianza giuridica, non però di proprietà e di cultura;
- 2. uno Stato costituzionale, che tempera il suo imperio con la divisione dei poteri e con leggi fondamentali (Costituzioni), e che come Stato di diritto protegge il cittadino e rinuncia a una politica di forza;
- 3. partecipazione all'attività dello Stato da parte del cittadino politicamente maturo attraverso l'elezione di una rappresentanza nel Parlamento, che esercita il potere legislativo e controlla il governo;
- 4. libera economia con libertà di produzione, di commercio, di coalizione, di concorrenza e di circolazione.
- 2. uno Stato costituzionale, che tempera il suo imperio con la divisione dei poteri e con leggi fondamentali (Costituzioni), e che come Stato di diritto protegge il cittadino e rinuncia a una politica di forza;
Pericoli.
Tendenza all'indebolimento dell'autorità statale a favore della libertà individuale. Anche per questo non si sviluppano sistemi politici chiusi, ma si hanno al contrario frequenti modificazioni nei raggruppamenti di partito.
Pensatori liberali.
Su una linea di continuità col pensiero del Locke, il positivismo inglese sviluppa con Jeremy Bentham (1748-1832) una concezione utilitaristica, indicando come fine della legislazione " l'assicurare la massima felicità al maggior numero di individui " ("Introduzione ai principi di morale e legislazione"), mentre J. Stuart Mill (1806-1873) nella sua opera "Sulla libertà" difende la libertà personale ed economica (libero-scambismo) ed Herbert Spencer (1830-1903) fonda una concezione sociologica sul principio dell'evoluzionismo. Il liberalismo inglese si diffonde in Germania con lo "Staatslexicon" (1834-48) di Rotteck e Welcher.
Cattolicesimo liberale.
Un tentativo di conciliare liberalismo e autorità ecclesiastica operato da Lacordaire, Montalembert e Lamenais (1782-1854) sulla base del principio della libertà della Chiesa dallo Stato e condannato come indifferentismo (o laicismo) dal Papa reazionario Gregorio XVI (1831-46).
Movimento democratico.
Dai liberali si distinguono i democratici (radicali, repubblicani). I quali mettono l'accento sulla uguaglianza e la sovranità popolare (Rousseau). Sul diritto del singolo prevale il diritto della maggioranza, che lo Stato, unità dei governanti e dei governati, ha il dovere di tutelare. Come presupposti di un ordinamento democratico si richiedono il suffragio universale e, sotto l'influsso del socialismo utopistico (specialmente francese), una più equa distribuzione della proprietà, l'eliminazione del contrasti di classe e la democratizzazione dell’istruzione.
Il movimento guadagna aderenti tra la piccola borghesia e la classe operaia (proletariato), e nel corso del secolo XIX può imporre negli Stati industrializzati l'allargamento del diritto di voto.
Pericoli.
Degenerazione del diritto della maggioranza in una dittatura della maggioranza, che può divenire ad opera di capi popolari una dittatura di singole persone, partiti o gruppi (giacobini, Roberspierre).
Movimenti nazionali.
Sorto dalla Rivoluzione Francese, il moderno sentimento nazionale (patriottismo) diventa una delle più formidabili forze politiche del secolo XIX. Si tende a realizzare lo Stato nazionale sovrano attraverso il diritto di autodecisione della nazione, concetto che non ha una definizione univoca. Le caratteristiche nazionali possono essere circostanze naturali (ambiente, origine), fattori culturali (lingua, religione, tradizione, costumi, usanze) o momenti soggettivo-irrazionali coscienza del proprio destino, sentimento, volontà). Presupposti dell'idea nazionale moderna sono le dottrine razionali e irrazionali dell'epoca, tra cui la sovranità popolare, l'autonomia della libertà, la concezione romantica del popolo.
Di conseguenza il sentimento nazionale può essere Patrimonio di tutte le tendenze politiche e si sviluppa soprattutto là dove ancora non si é raggiunta l'unità politica di tutta la nazione: in Germania, in Italia, in Polonia. in Ungheria, tra i popoli balcanici e anche in Belgio e in Irlanda. Il movimento nazionale spezza la struttura statale supernazionale (impero coloniale spagnolo nell'America Latina, Impero Ottomano, monarchia Austro-ungarica) e raggiunge nel XX secolo anche i popoli afro-asiatici. D'altro lato anche strutture statali di recente formazione si amalgamano in vere e proprie entità nazionali (Stati Uniti).
Pericoli.
Il culto esasperato dei valori nazionali favorisce il sorgere della volontà di potenza, determinato da un senso di superiorità nei confronti di popoli e nazionalità "inferiori"; il nazionalismo diventa sciovinismo, politica di espansione al di là dei confini nazionali, oppressione delle minoranze allogene; gli Stati più potenti si lanciano alla conquista di imperi coloniali (imperialismo), ove l'oppressione dei popoli soggetti e ancora più spietata.
Concezioni fondamentali storico-politiche
Il massimo pensatore dell'epoca, che combina in un sistema speculativo il pensiero illuministico, romantico e neoumanistico conchiudendo l'idealismo tedesco, é G. W. Friedrich Hegel (1770-1831): la realtà è idea che dialetticamente si svolge nell'unità dello "spirito assoluto" attraverso la contrapposizione di due momenti contraddittori (tesi, antitesi) e nel loro superamento (sintesi), verso ferro sempre più elevate per la conquista della libertà. Lo spirito diffuso nell'idea e nella natura ritrova se stesso nell'uomo e nelle Istituzioni storiche, che ne rappresentano la vita e lo sviluppo. Ogni avvenimento, ogni epoca o istituto storico ha una precisa collocazione in rapporto al tutto cui appartiene e da cui trae valore o significato.
Lo Stato, Dio incarnato, rappresenta la concreta attuazione di una ragione provvidenziale che, per attuare il fine dell'Assoluto, si avvale delle passioni particolari degli uomini. Illudendosi di persegui scopi egoistici, cui sono invece strumenti inconsapevoli dell' "astuzia della ragione". Lo Stato, volontà razionale e universale. è la somma espressione dell'eticità e solo può assicurare libertà e giustizia attraverso l'educazione dei sudditi (Stato etico). La forma politica perfetta e lo Stato monarchico di diritto (in coi la volontà statale oggettiva si incarna nella la soggettiva del monarca), il quale garantisce la libertà della persona. della proprietà e della società, e un'amministrazione regolata dalle leggi.
Significato.
La concezione dialettica hegeliana dello Stato e del senso dalla storia esercita un forte influsso sul suoi contemporanei, influenza i pensatori rivoluzionari russi e si sviluppa nella "sinistra hegeliana" (Bruno Bauer, Ludwig Feuerbach, Karl Marx) in una critica radicale della società esistente.
Leopold von Ranke (1795-1886) considera le potenze "superbe pedine della scacchiera di Dio", quindi "ogni condottiero che crea una nuova potenza si trova con un piede nell'eternità". Friedrich Meinecke (1862-1954), che con senso critico esamina i rapporti tra forme politiche e cultura, dà allo "storicismo" nuovo significato, ponendo in luce il carattere irriducibile degli oggetti del sapere storico.
Il fallimento della rivoluzione del 1848 offre terreno favorevole al pessimismo di Arthur Schopenhauer (1788-1860) che nega alla storia ogni senso finalistico; il fondamento dell’universo é solo cieca volontà, un "carosello di passioni" che senza senso si volgono in cerchio. Ai critici dello storicismo appartiene inoltre Friedrich Nietzsche, che considera la storia pericolosa in quanto indebolisce la capacità all'azione. Essa è la "malattia storica" che soffoca l'individuo uccidendo in lui ogni capacità creativa e spegnendone le iniziative. Alla storia si contrappone il superuomo, che ripudia l'etica cristiana comune e tutti i valori tradizionali, per affermare la propria volontà di potenza e la propria vitalità come eroica accettazione del fato; egli ripudia, dissacrandoli, tutti gli ideali fondati sull’ascetismo e sulla rinuncia.