Quando è nato il mobile? Già i popoli più antichi della Mesopotamia, come i Sumeri, gli Assiri e i Babilonesi, si servivano di cassoni, sgabelli
e tavoli che, inizialmente di semplicissima esecuzione, col tempo erano diventati sempre
più elaborati. Come si può desumere dai rilievi murali e dalle incisioni, questi popoli, che svilupparono la propria civiltà dal 3500 al 539 a.C., realizzarono sgabelli a gambe incrociate e sedili con piano in giunco intrecciato cui fecero seguito tavoli con zampe di
animali, troni dagli alti schienali spesso decorati con preziosi intagli e decorazioni.
Solo dall'antico Egitto ci giungono le prime vere testimonianze di mobilio
attraverso gli esemplari ritrovati attraverso gli scavi archeologici (grazie all'usanza
degli egizi di seppellire nella tomba il sarcofago del defunto insieme agli oggetti che
gli erano più cari), che vanno a completare le informazioni desunte dai dipinti murali e
dai bassorilievi. Sappiamo che intorno al 3100 a.C. il letto, la sedia, lo sgabello, il
tavolo e il contenitore per abiti erano già stati inventati.
Alle tecniche di costruzione più elementari gli Egizi ne affiancarono di nuove,
più sofisticate; nel secolo VII a.C., poi, importarono dalla Mesopotamia la tecnica del tornio. E i mobili si fecero addirittura raffinati grazie all'intervento di valenti
artigiani: mobili comodi ed eleganti vennero realizzati con legni pregiati attraverso una
lavorazione accurata e un assemblaggio con incastri, inserimenti di spinotti o ricorrendo
al sistema detto a coda di rondine. Le decorazioni, molto fantasiose e ricche, ricorsero a trafori e a pannelli intagliati, completate da rivestimenti di foglia d'oro e applicazioni
in argento, avorio, ebano e maioliche invetriate.
Nell'antica Grecia si preferì dare maggiore importanza all'uso del mobile e quindi
alla sua linea piuttosto che al motivo decorativo. Si sviluppò così il letto (detto kline) con un telaio in legno e piano a strisce di cuoio intrecciate sul quale veniva appoggiato il materasso. Per riporre gli oggetti vennero usate delle casse. Solo più tardi appariranno veri e propri armadi a muro. Col tempo anche la semplicità iniziale venne soppiantata dall'uso di un certo repertorio decorativo.
Grazie ai contatti commerciali con la Grecia e con le altre civiltà mediterranee
gli Etruschi prima ed i Romani poi svilupparono una propria cultura
dell'arredamento, che vide la creazione di mobili che si fecero sempre più eleganti e
ricchi di decorazioni. Il pezzo certamente più importante del mobilio romano era costituito dal giaciglio (lectus), che poteva essere a uno o a due posti. Di solito erano di quercia o di acero, ma con lo sviluppo dell'impero si diffuse anche l'impiego di legni esotici. Per riporre gli oggetti, oltre alle casse, i romani inventarono la credenza aperta. Rare erano
le sedie, molto diffusi invece gli sgabelli, spesso pieghevoli e senza schienale, e le
panche. Nell'epoca imperiale e bizantina i mobili raggiunsero una notevole raffinatezza,
rivestendosi di drappi e arricchendosi con intarsi d'oro, argento e madreperla.
Nel Medioevo si assistette ad un generale decadimento dell'arredamento. Nel XII secolo la
tecnica universalmente usata, specialmente nella fabbricazione delle sedie, è quella della tornitura. A partire dal XIII secolo riappare nella costruzione dei mobili la decorazione che risente dello svilupparsi dell'architettura gotica, i cui motivi si ritrovano nei cassoni e negli armadi. Tra i legni, il più usato è quello di quercia. Cominciano a diffondersi nell'Europa settentrionale delle credenze chiuse per la conservazione dei cibi: un tipo particolare costituito da una cassone con sportelli e sorretto da gambe che partono da un basamento viene detto buffet. Verso la fine del XIII secolo si sviluppa una
particolare decorazione dei pannelli dei mobili a forma pieghettata, intagliata a rilievo
sul fondo liscio, che viene detta a pergamena.
In Spagna il mobilio dell'epoca gotica, prevalentemente realizzato utilizzando
legni di alberi da frutta e di castagno, risente dell'influenza orientale, diretta
conseguenza della lunga dominazione araba. Tale influsso moresco innesta sulle forme
gotiche l'uso massiccio del cuoio, l'utilizzazione di legni policromi e il ricorso ad
intarsi minuti.
In Italia il mobile gotico si sviluppa nelle zone settentrionali mentre nel
resto del paese l'arredamento adotta ancora delle semplici linee essenziali.
Il mobile, nel senso moderno, nasce nel Quattrocento e Cinquecento con lo stile
"Rinascimentale", che si forma inizialmente a Firenze. È in questo
periodo che il mobilio fiorentino prima e quello romano poi risentono del recupero del
patrimonio artistico e culturale delle antiche civiltà greca e romana.
Il mobile polifunzionale e smontabile del Medioevo, adatto a tutte le stanze e a
tutte le situazioni, viene così sostituito da vari tipi di mobili con caratteristiche e
forme precise e diverse a seconda dell'uso al quale sono destinati.
Dal punto di vista tecnico il mobile rinascimentale, quasi sempre in massello di
noce, vedeva i vari elementi tenuti assieme da chiodi in ferro o da semplici incastri,
mentre l'uso della colla era sconosciuto. I contenitori avevano schienali composti da più
assi disposte orizzontalmente e inchiodate sullo spessore dei fianchi. Anche i cassetti
venivano per lo più assemblati con chiodi di ferro.
In questo periodo il legno più impiegato è il noce, anche se era assai diverso da quello
che viene usato oggi. Infatti a quel tempo la richiesta di legname non era ancora sviluppata
come ai giorni nostri, gli alberi avevano così modo di crescere tanto che il loro tronco
arrivava a superare facilmente il metro di diametro: ciò consentiva di tagliare assi molto
larghe da impiegare nella costruzione dei mobili. Il legno poi, attraverso questa lunga
crescita, veniva ad assumere un colore uniforme, molto scuro e di una morbida tonalità
rossastra.
Per lavorare il legno l'ebanista utilizzava la sega, i cui segni irregolari e profondi
sulla superficie del legno, nelle parti a vista, venivano eliminati con lo sgrossino, una
sorta di pialla con la lama a mezzaluna, e carteggiati con un pezzo di vetro. Forme
particolari venivano realizzate con il tornio a pedale ed altri attrezzi da intaglio.
Le tecniche decorative più usate erano l'intaglio (a mezzo rilievo o a tutto tondo),
l'intarsio (pittorico con fiori, animali, e altre figure o alla certosina, di tipo
geometrico, con tessere piuttosto spesse battute a secco o fissate con sottilissimi
chiodini), la radicatura (con la radica tagliata in forti spessori per rivestire le
superfici o creare piccoli pannelli) e la doratura (ottenuta con foglia d'oro stesa su un
fondo preparato in gesso). L'opera era completata dalla lucidatura con cera d'api.
Il mobile tipico era costituito dal cassone per riporre gli abiti, che era generalmente
costruito con tavole di noce, di quercia o di castagno spagnolo e, in ossequio all'antica
Roma, assumeva spesso la forma del sarcofago. Diffusi erano anche i cassoni bombati
(la curvatura era ottenuta scavando direttamente il massello), che venivano costruiti
senza innesti: i vari elementi erano infatti tenuti insieme con chiodi di ferro. Un terzo
tipo di cassone era costituito da quello detto alla certosina per via della decorazione
a motivi geometrici ottenuti con intarsi in avorio, ebano e madreperla battuti a secco:
diversamente dai precedenti questo tipo di cassone era tenuto insieme con incastri a coda
di rondine molto precisi.
I motivi della decorazione erano generalmente presi dall'architettura classica e dalla
mitologia, con animali dipinti o intagliati. Tra i decoratori dei cassoni vi furono spesso
alcuni fra i maggiori pittori del Rinascimento. Coll'andare del tempo la doratura e la
pittura sofisticata cedette il posto agli eleganti pannelli scolpiti in altorilievo.
Nel Cinquecento si diffonde anche, nelle case italiane più ricche, l'uso di sedie al posto
degli sgabelli e delle panche, mentre i ripiani dei tavoli e i pannelli delle porte vengono
talvolta intarsiati con pietre pregiate e marmi. A partire dalla seconda metà del Cinquecento
la sedia più diffusa è quella bergamasca, che prende il nome dal suo principale centro di
produzione anche se viene realizzata in tutta l'area centro-settentrionale: di struttura
semplice e robusta, è imperniata su quattro gambe in massello di noce, con le due posteriori
che sono ricavate da un unico pezzo di legno. Queste sedie recano spesso un marchio a
fuoco, fatto con un punzone, che sta ad indicarne l'appartenenza.
Il tavolo, che in precedenza era costituito da assi appoggiate su cavalletti, col
Rinascimento diventa una struttura fissa con il tavolo detto fratino: lungo e
stretto, sempre in legno di noce tagliato a grande spessore, è sostenuto da grossi pilastri
a sezione quadrata, mentre una traversa in legno lo percorre nel senso della lunghezza a
fare da poggiapiedi. Solo verso la fine del Cinquecento comincia ad apparire il tavolo a
quattro gambe.
I letti restano delle semplici strutture lignee celate da belle stoffe, anche se non mancano
letti più complessi con colonne d'angolo scolpite. Qualunque sia la sua forma, il letto
rinascimentale è in genere singolo, a una piazza e mezzo, e il materasso è sostenuto da
assi che poggiano su due listelli inchiodati a dei longheroni laterali oppure ad un
reticolo di corde incrociate.
I motivi ornamentali, che nel Quattrocento si rifanno al classicismo, nel Cinquecento diventano
eccessivamente elaborati e confusi. Se nell'Italia settentrionale permangono ancora certe
forme del gotico fiorito, a Napoli e in Sicilia diventano prevalenti le influenze
moresche.
Lo stile rinascimentale italiano diventa così importante e influente da diffondersi
rapidamente anche in Francia dove, assumendo verso la fine del Cinquecento caratteristiche
proprie, prende il nome di stile Renaissance.
Nel Seicento si impone in Francia il Barocco con lo stile Luigi XIII caratterizzato
dall'esuberanza dell'ornato e dalla ricerca del particolare decorativo inconsueto e
fantastico che stimola l'impiego di inateriali pregiati.
Di dimensioni imponenti, il mobilio barocco abbandona progressivamente la linea
retta per quella curva e spezzata e, rispetto al secolo precedente, si distingue per una
sensibile riduzione degli spessori del legno e per una maggiore precisione nell'assemblaggio
dei vari elementi. La maggior parte degli incastri è ancora fermata da spine troncoconiche,
ma si va diffondendo l'uso della colla per rendere il tutto più saldo. Si usano sempre i
chiodi a sezione quadrata, la loro testa però diventa più esile e piatta ed i chiodi
vengono piantati alla traditora (diagonalmente), con la punta che fuoriesce dal
legno per essere successivamente ribattuta, in modo da aumentare la tenuta.
Tipico del mobilio barocco è il ricorso alle forme curve ed ai ricchissimi ornamenti, con
grande uso della scultura e l'impiego di materiali preziosi (oro, argento, lacca e avorio)
nella decorazione. Assai diffusi sono anche i legni dorati, mentre pannelli con pietre
dure e applicazioni in bronzo dorato si usano per gli stipi, che spesso diventano autentiche
opere d'arte grazie all'inserimento di marmi preziosi dipinti.
Fa la comparsa il primo scrittoio con ripiano liscio e cassetti disposti come
fossero fregi oppure sovrapposti ai due estremi del mobile e si diffonde la decorazione a
tornio per le gambe di tavoli e sedie. Si comincia a fare una netta distinzione tra sedie
e poltrone: gli schienali delle sedie sono di solito bassi, tranne che in quelle di
rappresentanza, ed al posto di sedili in legno da coprire con cuscini prende piede
l'imbottitura.
Sviluppatosi in modi diversi nelle altre nazioni d'Europa, il gusto barocco assume in
Italia le forme a volute e le superfici ondulate che si riscontrano nei mobili dell'area
romana, l'uso di formelle intagliate in Piemonte, il ricorso all'intaglio esuberante in
Veneto e Liguria. Nella decorazione del mobilio barocco italiano si vanno diffondendo i
motivi che richiamano l'acqua: tritoni, conchiglie, cavallucci marini abbondano soprattutto
nei mobili veneziani.
Nella seconda metà del Seicento la produzione francese di mobili abbandona le
influenze italiane e fiamminghe e assume una propria identità e omogeneità stilistica: si
va così affermando lo stile Luigi XIV. Il mobilio diventa un vero e proprio monumento
allo sfarzo, gli arredi sono riccamente decorati e scolpiti, la tecnica delle intarsiature
si fa sempre più raffinata.
Gli attrezzi impiegati nella lavorazione, sostanzialmente invariati, diventano più precisi
ed evoluti: compaiono strumenti per le rifiniture come il pialletto a lama dritta (per
livellare i piani), il voltino (sega a lama stretta per sagomare le parti curve), la
fustella (per sagomare gli intarsi geometrici) e il seghetto da traforo (per ritagliare gli
intarsi più complessi). Maggior cura viene dedicata alla levigatura e per la lucidatura
comincia a diffondersi l'uso della gommalacca, una resina diluita in alcool, che viene
completata ancora con un'inceratura a base di cera d'api.
La tecnica della costruzione diventa più precisa, si avvale di incastri realizzati con
estrema cura, si fa abbondante l'uso della colla tanto da rendere quasi superflue le spine
che, quando vengono impiegate, assumono una forma cilindrica e non più troncoconica. Anche
i chiodi hanno ora la testa rotonda e la gamba a sezione circolare.
La scelta dei legni si fa più ricca e variata, anche se il più diffuso resta ancora il
massello di noce, e cominciano a comparire tecniche di lavorazione nuove come la placcatura
(rivestimento di placche di legni pregiati), l'incrostazione (tarsie con materiali diversi
dal legno, come avorio, madreperla e metallo) e la marqueterie (rivestimento con legni
sottili e colorati a formare disegni e figure).
La forma di base per i mobili di lusso, a parte i cassoni, resta ancora quella dello stipo
di Aversa, ma la struttura semplice viene sostituita da un disegno che appare più sofisticato:
cassetti e armadietti vengono rivestiti frontalmente di pietre dure e la sontuosa intelaiatura
è decorata con ebano e bronzo dorato.
Il cassone (commode) diventa il più diffuso contenitore per la biancheria, anche se
continuano ad essere costruiti alti guardaroba (armoires). I mobili per sedersi diventano
sempre più perfezionati: i sedili sono ampi, con i braccioli pesantemente intagliati tanto
da riuscire scomodi, mentre si diffonde l'uso delle cinghie per sostenere l'imbottitura
della sedia, cinghie che vanno a sostituire il sistema più rigido di assi inchiodate alle
fasce. Viene ideata una poltrona particolare, detta canapè, nella quale possono trovare
posto due o tre persone.
Compare nell'arredo della camera da letto il comodino, un piccolo cassettone dotato
di tre o quattro cassetti, che viene utilizzato sia come contenitore che come piano
d'appoggio. Fa la sua apparizione anche la console, un mobile che assume una
funzione quasi esclusivamente ornamentale.
I tavoli alla moda hanno gambe, traverse e fasce molto lavorate. I materiali più impiegati
sono, oltre al legno, il marmo e il bronzo. Attraverso combinazioni di materiali diversi
come ebano, tartaruga, ottone, peltro e madreperla si ottengono delle immagini di eccezionale
valore decorativo.
Qualità principali di un mobile ben realizzato diventano la perfetta aderenza dell'impiallacciatura,
la qualità delle guarniture di bronzo dorato o di ottone, il contrasto fra alti e bassi
rilievi. Un motivo decorativo molto diffuso è costituito dalle singeries, scene su
ampie superfici piatte che raffigurano scimmie nell'atto di imitare gesti umani. Proprio in
questo periodo compare in Francia la lacca, un nuovo materiale importato dall'Estremo
Oriente, che verrà ampiamente utilizzato nel secolo successivo.
In Italia i modelli proposti dallo stile Luigi XIV vengono rivisti in chiave locale e
viene riproposto il valore dell'intaglio e delle dorature.
Con lo stile Reggenza si definisce il periodo della storia del mobile francese che
segna il trapasso dallo stile Luigi XIV a quello Luigi XV e che grosso modo va dall'inizio
del secolo fino al 1730. Classico stile di passaggio, manca di una fisionomia facilmente
individuabile: curve e controcurve vanno perfettamente d'accordo con angoli e linee rette,
la stilizzazione delle decorazioni fa un costante riferimento alla natura.
In Inghilterra questo stile assume delle caratteristiche tipiche sviluppandosi nello stile
Queen Anne: la bellezza dei mobili viene affidata soprattutto alla loro forma
strutturale ed alla qualità della venatura del legno di noce, utilizzato per l'impiallacciatura,
che li ricopre interamente. L'intarsio viene realizzato con strisce di legno con le
venature disposte nel senso della larghezza, al fine di delimitare le zone impiallacciate.
Comodità e decorazione discreta contraddistinguono lo stile Queen Anne, che tuttavia
si esaurisce in brevissimo tempo.
A partire dal 1740 si diffonde in tutta Europa il gusto rococò, vero trionfo della fantasia
e dell'assoluta libertà espressiva, che, in alcuni casi, si traduce in veri e propri stili
nazionali.
È quanto avviene in Francia con lo stile Luigi XV che presenta precise
caratteristiche formali: disimmetria, deformazione, movimento e naturalismo. È in
questo periodo che si realizza una grande quantità di mobili, spesso legati ad una sola
funzione e di piccole dimensioni. Si viene così a sviluppare una tipologia molto ampia.
Perfetta sintesi di forma e decorazione, lo stile Luigi XV affida al disegno anche
la scelta dei legni che vengono tagliati e accostati in modo da esaltare, con giochi
cromatici ed effetti di chiaroscuro, lo schema compositivo. Diventano di gran moda i
pannelli lastronati, radicali e laccati, variamente colorati. Prevalgono le linee
tortuose.
La tecnica utilizza gli stessi arnesi del secolo precedente anche se gli strumenti da
intaglio diventano più numerosi e dotati di lame più sottili e affilate per realizzare
rilievi più decisi e netti. Si comincia ad usare lo stucco per riempire le giunte e la
lucidatura viene fatta con gommalacca con un procedimento lungo e complesso, che viene
alla fine completato con l'inceratura con cera d'api. Si sviluppa la tendenza a nascondere
gli aspetti costruttivi; i chiodi, a testa rettangolare, sono forgiati in varie misure per
adattarsi alle varie parti del mobile; gli incastri sono generalmente a coda di rondine;
lo spessore dei legni si assottiglia.
Le poltrone hanno le gambe ricurve, perdono le traverse e le imbottiture, diventano molto
comode. Assai diffusi sono gli intagli floreali, le borchie e le serrature hanno linee
floreali e asimmetriche. Il mobile contenitore più importante in questo periodo è
costituito dal cassettone che può assumere la forma di tre cassetti sovrapposti e
con gambe corte oppure con due o quattro cassetti disposti su due file e con gambe lunghe.
Una variante è costituita dalla cantoniera. Gli scrittoi hanno una larga diffusione,
in particolare quelli del tipo a ribaltina.
In questo periodo in cui il mobile assume delle funzioni specifiche nascono pezzi
d'arredamento assolutamente nuovi come la toilette ed il tavolo da gioco. La
toilette ha l'aspetto di una piccola scrivania con finti cassetti e l'accesso agli
scomparti per i cosmetici avviene dall'alto tramite tre anime, quella centrale è costituita
da uno specchio incernierato che può assumere varie posizioni. Il tavolo da gioco,
simile per forma e decorazione alla console, si sviluppa in vari modelli (incernierati, a
fisarmonica, a telescopio e a cassetto) per assolvere al meglio la funzione cui è destinato.
In Inghilterra tra il 1760 e il 1790 si sviluppa lo stile Chippendale, che riassume
diverse linee di tendenza artistica sovrapponendo elementi di rococò, gotici e cinesi.
Caratteristica comune dei mobili Chippendale è l'uso del mogano che viene importato da
Cuba e decorato con fini intarsi, motivi di urne, grappoli di bacche, teste leonine.
In Italia il Rococò, detto anche barocchetto, si afferma in ritardo e si ispira
decisamente al Luigi XV. Grande fortuna, in particolare a Venezia, conosce il mobile
laccato: il colore, a tempera, viene steso su una preparazione in gesso e fissato con la
sandracca, una resina trasparente che col tempo si ossida assumendo una tonalità giallastra.
Si afferma anche il nero di Cina, una varietà di laccatura d'ispirazione orientale,
realizzata anche nei toni del rosso, che propone temi e soggetti esotici nei motivi decorativi.
Dopo un breve periodo, detto di Transizione, che ripropone modelli decorativi nuovi
pur senza abbandonare completamente le forme del periodo precedente, nell'ultimo
trentennio del Settecento si risveglia l'interesse per l'arte classica greca e romana. Si
va così affermando in tutta Europa lo stile Neoclassico che in Francia assume le
forme dello stile Luigi XVI: prevalenza della linea retta, minori elementi
decorativi, pannelli laccati normalmente neri e dorati, impiallacciature lisce e ricorso
al bianco ne costituiscono i caratteri distintivi. Insomma acquista grande importanza il
richiamo all'antichità classica come fonte di ispirazione nella ricerca di armonia e
proporzioni.
Per ornare le superfici dei mobili si fa largo ricorso alla lastronatura ed alla tecnica
dell'intarsio, componendo dei minuziosi mosaici in cui le tessere sono disposte all'interno
del disegno con venatura diversa in modo da creare giochi di luce ed effetti di chiaroscuro.
Si utilizza di conseguenza una grande varietà di legni (fino a cento qualità diverse) ed i
valori pittorici creati sono esaltati dalla lucidatura a spirito, una soluzione di gommalacca
in alcool che viene passata con un tampone fino a dieci mani successive, in modo da
ottenere una lucidatura quasi a specchio.
Gli spessori dei legni, sia per la struttura che per i lastroni, diventano sempre più
ridotti; gli elementi del mobile sono uniti con chiodi lunghi e sottili e con incastri, la
tenuta viene assicurata dall'uso di una colla molto resistente. Molta cura nella lavorazione
viene dedicata alla levigatura per la quale ora si può disporre della carta vetrata (nuovo
strumento abrasivo ottenuto facendo aderire, tramite collante, delle sabbie di grana diversa
su fogli di cartoncino). Per la ferramenta cominciano ad apparire le prime serrature
incassate.
Sotto l'influsso inglese diventano di moda le impiallacciature in mogano che vanno a
sostituire in molti mobili gli intarsi più minuti e fantasiosi. Le gambe dei mobili
riassumono le forme diritte, sottolineate da scanalature o spirali ascendenti, vengono
applicati bronzi dorati in liste o rettangoli.
Il mobile più interessante del periodo è il secrétaire, dotato di vari cassetti,
antine, ripostigli segreti e un calatoio che viene utilizzato per scrivere. Il letto neoclassico
(che ha ormai assunto in larga misura la forma matrimoniale) ha in genere due spalliere,
testa e piedi, di uguale altezza, decorate con cartelle traforate oppure imbottite con una
cornice squadrata. Dal punto di vista tecnico si cominciano ad utilizzare per le connessioni
le viti da letto: si tratta di viti che hanno sulla testa cilindrica dei buchi sfalsati
nei quali inserire un ferro per farle girare.
Sul finire del secolo si sviluppa lo stile Direttorio che si ricollega ad un classicismo
più accademico e più teatrale.
In Italia il neoclassicismo si avvicina di più allo stile dell'età imperiale che a quello
greco-romano e si distingue per una grandiosità senza troppi fronzoli. A Firenze si
comincia ad usare la scagliola (una pasta di marmo) come materiale più economico per i
ripiani dei tavoli; a Milano Giuseppe Maggiolini, il più famoso autore italiano di mobili
intarsiati, applica alle sue creazioni, di un delicato e misurato classicismo e
rigorosamente rettangolari, una impiallacciatura accuratissima. In Italia i mobili in
stile neoclassico saranno prodotti fino all'Ottocento inoltrato.
Con l'avvento dell'impero napoleonico (1804) si afferma lo stile Impero. In questo
periodo la produzione di mobili viene ad assumere un doppio carattere: per la corte, con
grande abbondanza e varietà delle decorazioni, e per l'alta borghesia, con il ricorso ad
una maggiore semplicità.
Si sviluppa una diversa concezione del mobile: l'elemento decorativo e quello strutturale
invece di costituire un insieme armonioso si vanno contrapponendo in un percorso a se
stante. Lo stile Impero mira a richiamare la grandezza dell'antichità greca e romana
e la ricchezza della decorazione egizia, con sfingi e leoni alati. Molti mobili sono di
una monumentalità eccessiva.
Tipico di questo periodo è il ricorso a legni scuri, come il mogano e il palissandro, ma
abbastanza diffusi sono anche il legno seta e il bronzo dorato. Mentre il legno usato non
differisce di molto come caratteristiche di colore e di venatura, da quello moderno, i
lastroni sono ormai ridotti a circa un millimetro di spessore. L'ottone viene adoperato
come elemento di contrasto per intarsi, maniglie, piedi.
Questo stile si diffonde anche in Italia fino al 1830 e negli altri paesi d'Europa, dapprima
sull'imitazione francese, quindi elaborando alcune forme autonome. Tale procedimento è
più accentuato in Austria dove, dopo avere accettato lo stile Impero alla tedesca
(detto Zopfstil), si stempera il tutto in uno stile che preannuncia il Biedermeier.
In Inghilterra, invece, prevale uno stile che, rifacendosi ai modelli classici tradizionali,
prende il nome di Regency e durerà fino al 1825. Le forme più eleganti della
Reggenza inglese si possono trovare nelle belle seggiole e nei sofà, insomma nei
mobili più semplici destinati al ceto medio e all'aristocrazia.
Con la crescita della media borghesia i mobili vanno nella direzione di una maggiore
praticità. Si affermano lo stile Carlo X, caratterizzato dall'uso prevalente di
legni chiari con leggere tarsie scure, e il Luigi Filippo, che riprende elementi
del passato uniti a motivi romantici. Mentre in Italia lo stile Impero si semplifica
seguendo l'esempio francese, in Inghilterra il Regency si trasforma lentamente nello
stile Vittoriano, che riprende i motivi degli stilemi del passato e sviluppa l'uso
di metalli, in particolare il ferro, nella costruzione di letti e mobili da giardino.
In Austria si sviluppa uno stile autonomo, il Biedermeier, caratterizzato da una
estrema semplicità. I mobili Bidermeier rivelano la costante preoccupazione del
loro creatore di rispettare i materiali, senza cercare di mascherare gli incastri. Le viti
vengono inserite in fori conici e ricoperte con tasselli di legno visibili. Tale stile si
diffonde rapidamente nell'Europa del nord, raggiungendo anche la Russia.
Nella seconda metà dell'Ottocento si ha un ritorno agli stilemi secenteschi e settecenteschi.
Anche la scelta dei materiali diventa eterogenea oltre al legno, nella fabbricazione dei
mobili viene utilizzato il papier-maché (cartone pressato) e la ghisa. Nei sedili si usa
molto l'imbottitura, i salotti e le sale da pranzo vengono come soffocate da pesanti
tendaggi. In Francia, attraverso una rielaborazione dei motivi rinascimentali e barocchi,
si arriva allo stile Napoleone III, caratterizzato dalla prevalenza del colore nero
e dalle imbottiture. L'Italia segue il paese d'oltralpe rifacendosi ai modelli del
Rinascimento toscano e del Barocco romano, mentre in Inghilterra si ha una ripresa dello
stile Queen Anne.
Nell'area di lingua tedesca diventa predominante la figura del Thonet, che sviluppa in modo
innovativo il sedile moderno, ispirato ai canoni di praticità, resistenza e leggerezza.
Negli ultimi anni dell'Ottocento prende rapidamente piede lo stile chiamato Art Nouveau,
che assume definizioni e connotazioni diverse nelle varie nazioni. In Francia si orienta
su linee derivate dal mondo vegetale e la decorazione diventa un simbolo della struttura.
Caratteristica di questo stile è il ricorso alle linee sottili, alla decorazione ondulata
e ad una languida eleganza. La moda dell'epoca richiede il ricorso a disegni astratti,
basati su intrecci di linee, e le decorazione dipinte rappresentano spesso figure umane
danzanti, nude o avvolte in vaporosi tessuti.
In Inghilterra il movimento prende il nome di Liberty, in Belgio di Modern Style,
in Austria e Germania assume connotati più geometrici. In Italia lo stile detto Florealeprende ispirazione dalle tendenze francesi e austriache.
Con l'inizio del nuovo secolo si affermano le avanguardie stilistiche in una ricerca di
nuovi indirizzi secondo un processo che si completa negli anni Venti. In Francia si
diffonde lo stile Art Déco con mobili essenziali, rigidi e colorati. Si rilanciano
le vecchie tecniche di decorazione, come la lacca, il cuoio inciso e colorato, nascono
nuove impiallacciature con lo zigrino e il vetro che vanno a rivestire le superfici
lignee. Le forme dei mobili diventano stilizzate, geometriche e monumentali. Si affermano
tre nuovi tipi di mobili: l'armadietto da cocktail, il mobile per la radio e
per il grammofono.
Nel decennio che va dal 1930 allo scoppio della seconda guerra mondiale, l'Italia, pur
interendosi in un contesto stilistico-evolutivo di respiro internazionale, elabora
giocoforza caratteri spiccatamente nazionali.
In Germania il razionalismo dei modelli disegnati da Le Corbusier, che realizza una estrema
semplificazione nei suoi mobili non concedendo nulla alla decorazione, si trasforma nel
nuovo mobilio in tubi di acciaio che sopravvive fino ai giorni nostri. L'Italia sviluppa
una produzione autonoma che trova la sua massima espressione nella figura di Giò Ponti.
Nel secondo dopoguerra la produzione del mobilio vede emergere, oltre al gusto prettamente
scandinavo, il design italiano che negli anni Cinquanta presenta figure decisamente
all'avanguardia come Ponti, Mollino e Castiglioni. Seguiranno nuovi gruppi d'avanguardia
come il Neo-Liberty, la Pop-art e il Post-Modern, ricerche formali per arrivare a mobili
sempre nuovi e diversi.