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prima della nascita di AIM

Data al 17 maggio 1845 il contratto sottoscritto fra il Comune di Vicenza e la "Societè civile d'eclairage par le gaz des villes de Padove, Vicenze et Trèvise" per l'illuminazione della città antica: l'amministrazione pubblica dava il servizio in concessione all'azienda francese, la quale si impegnava a installare 150 fanali a gas e a realizzare un gasometro di 1000 metri cubi nell'area di San Biagio, con una rete di distribuzione di complessivi 3 chilometri e mezzo.
Mezzo secolo dopo, il Consiglio Comunale decideva di assumere direttamente la gestione del servizio d'illuminazione pubblica e privata, anche perché nel frattempo s'andava affermando l'energia elettrica e la popolazione riteneva carente il servizio offerto dalla Società lionese. Su "Il giornale della provincia di Vicenza" del 13 novembre 1866 si legge che "più volte si è lamentata l'oscurità in cui sono lasciate tutte le contrade della città. A tentoni i viaggiatori devono percorrere tutto il corso per giungere, quindi, a perderli senza bussola in mezzo al pelago del campo fra buche d'acqua, rialzi di sabbia, e fortunato chi per certa pratica sa battere la via diretta e non va a perdersi ......".

Dopo il riscatto degli impianti dalla società lionese, le officine del gas furono assai potenziate: un anno dopo l'acquisto di un ulteriore terreno in San Biagio, avvenuto nel 1900, erano in funzione 4 forni e 3 gasometri, con una rete di distribuzione di 30 chilometri.

Di non minore portata fu l'impegno dell'amministrazione locale per dotare la città di un proprio acquedotto. In capo a un lungo dibattito - nel 1868 la cittadinanza inviò al Comune una petizione in questo senso - nel novembre 1886 venne indetto un concorso per la presentazione di un progetto organico di attingimento e distribuzione di acqua potabile, viste le deficienze dei pozzi esistenti e il progressivo inquinamento delle falde superficiali. Sulla base del progetto vincitore, firmato dall'ingegner Enrico Carli, il Consiglio Comunale nella seduta del 19 dicembre 1894 approvò un piano di lavori per 480 mila lire di spesa. L'acqua sgorgante da 16 pozzi artesiani dislocati nella zona del Moracchino, a una profondità compresa fra 27 e 51 metri, veniva canalizzata in una condotta in cemento fino a Borgo Santa Croce. Di qui, come si legge in una relazione della Giunta municipale, "con macchine del più perfetto e ultimo sistema, viene immessa nella condotta e spinta nel serbatoio compensatore avente una capacità di 2540 metri cubi situato al monte Berico nei fondi Piovene alla località delle Scalette". Di tale primo acquedotto vicentino ricorre il centenario, posto che l'opera venne ultimata nel maggio 1896. Il progetto Carli venne poi integrato nel 1903 con un serbatoio di 35 metri cubi nei terreni dei marchesi Guiccioli, a monte Berico, per servire le utenze della città alta.

Resta da dire ancora di un nuovo sintomo di modernizzazione, e dell'affermazione di uno stile di vita "borghese", sul versante dei pubblici servizi nella Vicenza fin de siècle. A fronte di una città che aveva all'epoca raggiunta i 40 mila residenti, il 20 agosto 1883 pervenne al Comune la lettera di Francesco Pischiutta, con cui l'amministratore della "Società tramvia in Vicenza" chiedeva il permesso di allestire un servizio di vetture a cavalli, su rotaie. Il Comune, con l'atto di concessione sottoscritto il 25 gennaio 1884, autorizzava Pischiutta "per la costruzione e l'esercizio di una tramvia a cavalli per trasporto di persone e merci che, partendo dalla stazione ferroviaria in campo Marzo, entra in città per porta di Castello e quindi, scorrendo per le vie corso Principe Umberto, piazza Vittorio Emanuele, ponte degli Angeli, Fontana coperta e passando per la porta di Padova, mette al borgo omonimo alla località detta San Giuliano". Alle 9 del mattino di domenica 13 luglio 1884 avvenne la corsa inaugurale, ma benché la concessione avesse vigore per 35 anni il tram venne soppresso prima della fine del secolo. Gli introiti giornalieri non bastavano neppure a sostenere le spese di gestione. Che i vicentini non avessero accolto entusiasticamente l'istituzione dell'omnibus, lo testimonia a suo modo anche il verbale di contravvenzione datato 8 settembre 1892: la guardia municipale Federico Bauducci multava il capo manovratore del tram Carlo Ovada poiché lungo corso Principe Umberto "permettesi un continuo scoppiettio di frusta che riusciva affatto molesto ai cittadini".

L'esperienza aveva comunque dimostrato come il servizio di trasporto collettivo non garantisse nemmeno il pareggio di bilancio. Di qui l'impegno finanziario della pubblica amministrazione. Il Comune nel 1907 affidò all'impresa Bonturini la gestione di "un servizio decoroso d'omnibus a due cavalli dalla stazione alla discesa di Santa Corona, verso il corrispettivo annuo di lire 4 mila colla tariffa per persona di cent. 19 di giorno e di cent. 30 di notte". Il concessionario assunse il servizio il primo aprile 1909, estendendo la linea fino a San Giuliano dietro adeguato aumento del contributo comunale.



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