I bilanci A.I.M. alla soglia degli anni '70 iniziano a portare un segno negativo e fino al 1975 l'azienda matura una perdita complessiva di quasi 2,5 miliardi. Il conseguimento di tali disavanzi è riconducibile principalmente all'inadeguatezza delle tariffe di vendita rispetto ai costi e, in special modo, all'incidenza del deficit strutturale relativo al settore trasporti. Deficit strutturale in quanto diretta ripercussione di una cultura politica che voleva i servizi pubblici resi a tariffe "sociali". Ne derivò il rallentamento del programma di investimenti per il quadriennio 1972 '75, rinviati in parte al piano programmatico successivo.
Nonostante tali vincoli, le AIM proseguirono in una politica di sviluppo tesa, come si legge nel bilancio preventivo 1972, "a far partecipare tutti i cittadini ai benefici di una crescita dei servizi". Sul versante della fornitura di acqua potabile, nell'arco del triennio 1972-74 vennero posati circa 38 chilometri di tubature soprattutto nelle zone di nuova urbanizzazione e nell'area compresa fra la statale 11 per Padova e i colli Berici. Nel 1975 il servizio acquedotto risultava esteso all'intero territorio comunale e raggiungeva il 95% delle utenze potenziali; le AIM provvedevano inoltre all'approvvigionamento per alcune aree dei comuni di Quinto e Bolzano Vicentino, di Creazzo, Monteviale e Sovizzo. Si andava infatti affermando una logica di gestione che non riconosceva più, quale confine per l'operatività aziendale, i limiti territoriali del Comune capoluogo ma si rivolgeva a una sorta di area metropolitana. Situazione similare presenta il settore gas. La politica aziendale, fra 1972 e 1975, è stata indirizzata all'estensione del servizio all'intero territorio comunale. Dopo la posa di circa 67 chilometri di tubazioni, la rete di distribuzione copriva il 92% delle utenze potenziali, interessando anche il territorio dei comuni di Altavilla, Monticello Conte Otto e Torri di Quartesolo.
Va rimarcato che, fino alla metà degli anni '70, il metano era principalmente destinato a usi domestici: furono le ripetute crisi petrolifere a suggerire l'impiego massiccio del gas a fini di riscaldamento. A differenza dei settori acqua e gas, il ramo aziendale dell'energia elettrica viveva nella prima metà degli anni '70 una sorta di fase di stallo, poiché tutto il territorio comunale di competenza AIM risultava servito, né erano prevedibili sviluppi della rete se non per le nuove utenze conseguenti alla crescita urbanistica (peraltro in un periodo di stasi).
Ciononostante l'azienda aveva avviato un piano di investimenti finalizzato al potenziamento degli impianti, in modo da assicurare l'aumento della potenza a disposizione. In particolare erano state costruite in quegli anni 29 nuove cabine di trasformazione e la Ricevitrice di via Fusinieri, era stata potenziata la rete con cavi sotterranei e aerei per complessivi 15 chilometri, erano state realizzate le nuove stazioni di smistamento delle Cattane e di San Biagio.
Nel complesso delle attività AIM, il settore dei trasporti era senza dubbio il più bisognoso di interventi correttivi. Basti pensare che nel 1965, a fronte di un totale di costi di esercizio per 848 milioni, i proventi da vendita del biglietti e degli abbonamenti erano stati di 473 milioni, mentre nel 1970 i costi erano saliti a 1 miliardo 118 milioni e i proventi a 495 milioni; la "forbice" s'era ulteriormente allargata nel 1975, con 2 miliardi 858 milioni di costi e 701 milioni di ricavi. Vale a dire che gli utenti degli autobus pagavano solo il 24,5% del costo del servizio, a causa delle dinamiche inflazionistiche e dello choc petrolifero del 1973.
A tale situazione, le AIM tentarono di dare risposta reimpostando e rilanciando l'attività su scala metropolitana. L'area territoriale comprendeva, oltre a Vicenza, altri quindici comuni (Dueville, Monticello Conte Otto, Bolzano e Quinto Vicentino, Torri di Quartesolo, Longare, Brendola, Montecchio, Arcugnano, Altavilia, Sovizzo, Monteviale, Costabissara, Caldogno, Creazzo).
Il "Piano dei trasporti dell'area metropolitana di Vicenza", che riconosceva nelle AIM l'unico ente gestore, prendeva avvio concreto il 12 ottobre 1976 con l'istituzione delle linee che collegavano il capoluogo con i comuni di Altavilla e Monteviale.
Nel corso degli anni '70, le AIM venivano chiamate a una duplice sfida. Da una parte, le aziende municipali volgevano la propria azione a un'area che non teneva più conto dei confini di Vicenza, ma guardava alla realtà di un nucleo urbano sostanzialmente omogeneo ancorché amministrativamente frammentato. Il secondo fronte atteneva al ruolo delle AIM rispetto a problematiche, quali l'inquinamento e la gestione delle risorse energetiche, sino ad allora piuttosto marginali.
In tale prospettiva, trovano spiegazione scelte aziendali che ancora oggi mantengono i loro effetti. La salvaguardia della salute pubblica, per esempio, motiva l'estensione della rete idrica anche alle zone più periferiche, viste le condizioni igieniche della falda freatica e i pericoli connessi all'impiego di pozzi privati.
E di tale attenzione ai dati dell'inquinamento è indicatore anche la promozione, in collaborazione con il CNR, dal 1974 di ricerche sulle risorse acquifere della pianura a Nord della città. Il laboratorio interaziendale realizzato nel 1979 dalle AIM con la consorella municipalizzata di Padova ha pure il compito di monitorare continuamente la qualità dell'acqua immessa nell'acquedotto.
In termini di strategie generali, sempre tenendo le problematiche dell'inquinamento come cornice di riferimento, si comprende allora la municipalizzazione del servizio di igiene ambientale nel 1981 e la cessione da parte del Comune alle AIM, con delibera del 22 luglio 1994, del servizio fognatura e depurazione. Iniziative tese al controllo del cielo completo delle acque. Al momento della municipalizzazione del servizio di igiene ambientale, era operante l'impianto inceneritore di Monte Crocetta, in grado di smaltire il 25% del rifiuti raccolti. Di qui la ricerca di un sito idoneo a ospitare una discarica controllata, individuato in una cava dismessa in località Pontesello di Montecchio Maggiore. L'entrata in funzione dell'impianto, progettato per un utilizzo di 10 anni, è stato accompagnato da un costante nonitoraggio delle falde di Montecchio e del percolato della discarica stessa. Allo stesso tempo si andava anche affermando l'idea di costruire un nuovo e moderno inceneritore, in modo da coniugare, come si legge nel Bilancio preventivo 1983, lo smaltimento dei rifiuti "con il recupero di energia c/o di materiali riciclabili".
Dal 1981, anno della municipalizzazione, il progressivo ammodernamento del servizi e l'incremento della differenziazione del rifiuti hanno portato alla situazione attuale, con l'85% del rifiuti raccolto meccanicamente e solo il 15% manualmente nella zona centrale della città storica. Anche il risultato del 10% di separazione dal rifiuti di frazioni recuperabili o pericolose, con la raccolta differenziata, è di tutto valore considerate dimensione e struttura della città nonché la condizione / obiettivo perseguita di attuare tale attività senza aumenti di costo complessivo. Il succedersi delle crisi petrolifere, aveva indotto il risparmio energetico e l'avvento di fonti alternative. Tramite efficaci politiche di incentivazione attuate dalle AIM, l'erogazione di gas metano cresceva mediamente del 15% fra il 1975 e il 1985, posto che si trattava di un combustibile che a parità di rendimento costava meno e aveva minore impatto ambientale. Non per nulla in quegli anni le AIM promuovevano la redazione di studi di fattibilità per il recupero di salti idraulici dismessi, la progettazione di un impianto idroelettrico sul Brenta, lo sviluppo di progetti per lo sfruttamento del calore prodotto da energia geotermica con un impianto di teleriscaldamento in collaborazione con la joint venture Agip-Enel, la incentivazione dell'applicazione dei collettori solari nell'edilizia residenziale e industriale.
Tra questi progetti, trovarono particolare sviluppo quelli relativi al teleriscaldamento e alla cogenerazione di tipo diffuso e di tipo centralizzato, volti alla produzione di calore e di energia elettrica. Gli impianti di cogenerazione di tipo diffuso, altrimenti detti gruppi Totem, installati in condomini, stabilimenti industriali, impianti sportivi a partire dal 1983, hanno rivelato un risparmio energetico di circa il 43% rispetto al tradizionali sistemi di produzione dell'energia.
Riguardo al teleriscaldamento, i lavori di realizzazione sono stati avviati nel 1988 e hanno dato luogo all'impianto di riscaldamento urbano alimentato dalla fonte geotermica del pozzo "Vicenza 1 ", sito in viale Cricoli. Con l'acquisizione di una quota della centrale di Ponti sul Mincio, insieme alle Aziende di Brescia, Verona, Rovereto, le AIM dispongono di un'importante fonte di autoproduzione di energia elettrica, capace di coprire una rilevante parte del proprio fabbisogno. Per il settore dei trasporti, mentre nella quasi totalità delle aziende similari avveniva un aumento esponenziale del costi e delle perdite, le AIM sviluppavano la rete in modo da sfruttare al meglio la propria struttura ed accrescere la produttività. A parità di dipendenti, l'Azienda nel 1975 effettuava 3 milioni 447 mila chilometri sulle linee urbane e 165 mila sulle linee suburbane, mentre nel 1979 ne copriva rispettivamente 3 milioni 603 mila e 753 mila.
Gli effetti combinati di un'inflazione a due cifre e di tariffe pressoché inalterate per anni, nonché la congestione della viabilità hanno concorso tuttavia all'inizio degli anni '80 ad aggravare anche i conti AIM (perdite dell'ordine di 4 miliardi). Il risanamento e il rilancio del servizio fu determinato ancora da fattori esterni, quali la legge del 6 febbraio 1987, che stabiliva le modalità per il ripiano delle perdite delle aziende di trasporto e le decisioni dell'amministrazione comunale di chiudere parzialmente il centro storico al traffico privato, connessa alla riorganizzazione della viabilità cittadina, che ha riattribuito al trasporto pubblico un ruolo competitivo. Di qui nasce l'istituzione del servizio Centrobus, per il collegamento del nucleo storico tramite minibus con i parcheggi realizzati presso lo stadio Menti (via Bassano) e il mercato ortofrutticolo (Via Farini). Il servizio è stato recentemente ulteriormente potenziato con la costruzione del parcheggio di Viale Cricoli.
Con decisione del 1993 il Consiglio Comunale ha dato vita dal 1994 all'Azienda Mobilità per trasformazione dell'Azienda Trasporti, con un'iniziativa ancora una volta all'avanguardia nel contesto nazionale.
Sono state infatti così sintetizzate in un unico soggetto attività che si compendiano tecnicamente ed economicamente: i trasporti collettivi e la sosta del mezzi privati.
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