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1906

Il recupero di ruolo e funzioni da parte delle AIM nella vita cittadina avvenne con estrema celerità poiché la riacquisizione della "quotidiana normalità" nella dimensione urbana passava anche e soprattutto per i servizi basilari prestati alle famiglie e al sistema economico dall'azienda. Tant'è che, oltre a ripristinare gli impianti distrutti o danneggiati, le AIM provvidero anche a fronteggiare, nell'estate del '46, le richieste di allacciamenti nel nuovo quartiere sorto sull'area dell'ex Piazza d'Armi. Il primo settembre dello stesso anno, rientrò in funzione anche la filovia sulla linea Case statali della Stanga-Piazzale Roma; due mesi dopo riprese il servizio anche la tranvia fra Piazzale Roma e San Lazzaro, mentre la linea Centro-San Bortolo dovette attendere il primo gennaio 1947. Di lì a qualche anno, in un piano di investimenti indirizzato a sostituire un parco mezzi ormai vetusto e inefficace, nel novembre 1950 venne decisa la soppressione dell'ultimo tram: sulla linea di San Lazzaro iniziava a viaggiare il primo autobus.

L'azienda fu chiamata, sui diversi suoi versanti operativi, a un importante programma di investimenti, consequenziale a una autentica esplosione dei consumi. Già nel primo quinquennio del dopoguerra erogazioni e utenze crebbero a ritmo sostenuto, nella fase successiva avvenne una crescita esponenziale. Fra il 1945 e il 1950, ci informano i bilanci aziendali, le utenze dell'acqua passarono da 8 mila 116 a 9 mila 52, quelle dell'elettricità da 17 mila 132 a 19 mila 869, mentre per il gas si passò da 6 mila 679 a 7 mila 908. Quanto ai consumi, nel medesimo periodo, riguardo all'acqua si riscontrava uno sviluppo da 2 milioni 385 mila a 3 milioni 73 mila metri cubi; per l'elettricità da 7 milioni 763 mila a 11 milioni 646 mila Kw/h; per il gas da 2 milioni 23 mila a 4 milioni 586 mila metri cubi.

Varcata la soglia del 1950, la ripresa produttiva iniziò a dispiegare il complesso dei suoi effetti, richiamando un cospicuo flusso migratorio in città e richiedendo un sistema di servizi primari sempre più esteso e attrezzato. Nel censimento del 1951, Vicenza contava 79 mila 862 abitanti, dieci anni più tardi era salita a 98 mila 19. Le iscrizioni di nuove ditte industriali nella provincia di Vicenza passarono da 342 nel 1938 a 585 nel 1946, stabilizzandosi dai primi anni '50 attorno alle 800 per anno. Numeri che indicano un trend di crescita mai visto prima; se si considera poi la parallela ascesa della qualità della vita e dei consumi individuali, si può intuire a quale compito siano state chiamate le AIM. Un indicatore in questo senso è il numero del lavoratori: a fronte di un organico di 196 dipendenti nel 1950, le AIM 10 anni dopo ne registravano infatti 435. Basti pensare, per esempio, che il decennio '50 fu caratterizzato dall'introduzione, in gran parte delle abitazioni, degli elettrodomestici principali. Ma va pure rimarcato che, per effetto anche della metanizzazione, le utenze per gas da riscaldamento raddoppiarono. I dati analitici, contenuti nelle tabelle che pubblichiamo in questa stessa pagina, documentano puntualmente il processo di crescita di quel periodo, dei ruggenti anni '50.

I diversi rami dell'azienda furono interessati da importanti operazioni di adeguamento e ammodernamento. Nuovi pozzi furono perforati nell'area del Moracchino, in modo da elevare la disponibilità idrica da 180 a 300 litri al secondo, che s'andava a sommare con i 40 litri al secondo garantiti dalla rimessa in funzione di un vecchio pozzo in viale Trento. Anche la centrale di sollevamento di viale Trento fu rinforzata con nuove pompe, aumentando la potenza complessiva da 475 a 710 Hp. Tutti interventi resi indispensabili dalle richieste di collegamenti provenienti dalle zone di sviluppo di San Felice e di viale della Pace, ma soprattutto dall'urbanizzazione del territorio del Poli sportivo e dei Villaggi del Sole e della Produttività. Tali nuclei di espansione resero indilazionabile l'apertura nel 1959 di un nuovo pozzo con annessa centrale di sollevamento in via Bedin, dal quale venivano attinti 120 litri al secondo. Anche più impegnativo, per certi aspetti radicale, fu il processo di modernizzazione rispetto al servizio del gas.

La metanizzazione, con lo sfruttamento dei giacimenti della Val Padana, comportava la fine di una stagione: il carbone non serviva più, l'officina del gas di San Biagio che con i suoi forni aveva lavorato migliaia di tonnellate di fossile poteva essere abbandonata. In suo luogo entrava in funzione il gasometro elicoidale di viale Fusinieri, capace di immagazzinare fino a 30 mila metri cubi di gas. Non solo della realizzazione del nuovo gasometro l'azienda si dovette occupare: per l'introduzione del metano si rese necessaria la predisposizione di tutti i circa 12 mila apparecchi privati collegati al servizio. Da maggio a settembre del 1957, una squadra di operai AIM fu impegnata nella "operazione fornelli", passando di abitazione in abitazione per sistemare tutti gli apparecchi.

I numeri sono di assoluta evidenza per definire il trend di crescita del consumi di energia elettrica. I numeri sono significativi di come andasse mutando il tenore di vita urbano, di quanto rapidamente lavatrice e frigorifero, televisore e altri elettrodomestici siano entrati nelle case dei vicentini. Se nel 1950 le erogazioni per illuminazione privata erano attestati a 4 milioni 400 mila Kw/h, nel 1960 erano saliti a 9 milioni 619 mila Kw/h, mentre per gli elettrodomestici la salita andava da 2 milioni 195 mila a 16 milioni 294 mila Kw/h e per la forza motrice e altri usi nel decennio era avvenuto il passaggio da 4 milioni 460 mila a 13 milioni 572 mila Kw/h. A tali traguardi le AIM erano arrivate in forza di un piano generale di investimenti che, nel 1959, era stimato in 800 milioni e volto alla realizzazione di due sottostazioni ricevitrici e di sette cabine di smistamento dislocate ad anello attorno alla città. Qualche cifra è utile anche per illuminare la progressiva estensione della rete del trasporto pubblico, passata dagli 8,2 chilometri del 1950 ai 38,9 del 1960, cui corrispose anche un ampliamento e ammodernamento del parco mezzi con l'acquisto di 42 nuove vetture.

Nel 1952 partivano le linee d'autobus Piazzale Fraccon-Quartiere Italia (dal 1960 il capolinea fu spostato a viale Dal Verme) e Piazza Matteotti-Anconetta (nel 1957 trasformata in filovia), nel 1954 la linea 6 da Piazza San Lorenzo al Moracchino, nel 1956 la linea 7 da Piazzale Roma al quartiere delle Cattane (prolungata l'anno seguente fino al quartiere dei Ferrovieri), nel 1958 entrava in funzione il collegamento con Debba lungo la Riviera Berica. Tant'è che nell'arco del decennio triplicarono i passeggeri trasportati. Il trend arrivò ben presto a invertirsi all'inizio degli anni '60. Man mano che la motorizzazione privata si diffondeva, il sistema del trasporti pubblici subiva rilevanti contrazioni nel volume dei passeggeri trasportati: erano 16 milioni 313 mila 457 nel 1961, passavano a 13 milioni 965 mila 597 nel 1965. E il fenomeno, che produsse un aumento delle perdite di gestione - salite nell'arco del quinquennio da 66 a 371 milioni - si produceva nonostante l'ampliamento della rete di collegamenti (dal dicembre 1964 entrarono in servizio le linee 9 e 10, con capilinea rispettivamente a Bertesina e Ospedaletto).

Il boom economico degli anni '60 non è testimoniato solo dai dati del settore trasporti AIM, in cui si legge in controluce l'avvento della motorizzazione di massa. Anche i dati di bilancio degli altri settori di attività aziendale sono utili per comprendere l'evoluzione della vita economica, sociale e familiare cittadina.
Fra tutti i dati, i più significativi sono forse costituiti dai consumi di energia elettrica per elettrodomestici (17 milioni 854 mila Kw/h nel 1961, 31 milioni 365 Kw/h nel 1965), di gas domestico (3 milioni 859 mila metri cubi nel 1961, 8 milioni 99 mila metri cubi nel 1965), di gas per riscaldamento (da 5 milioni 621 mila a 10 milioni 846 mila metri cubi). Non per nulla le famiglie clienti AIM per la fornitura di energia per elettrodomestici erano passate da 13 mila 185 a 22 mila 105. Non per nulla le abitazioni private e gli uffici andavano progressivamente e inesorabilmente abbandonando legna, carbone, stufe e sceglievano sistemi di riscaldamento metanizzati più semplici, moderni, sicuri (le utenze passarono nel quinquennio '61 -'65 da 7 mila 469 a 11 mila 714).

Nella prima metà degli anni '60, le AIM furono chiamate a produrre investimenti per quasi 3 miliardi 200 milioni, contro i 2 miliardi 200 milioni del precedente decennio. Denari indirizzati al completamente della nuova centrale di sollevamento di via Bedin e alla perforazione di un nuovo pozzo a Sant'Agostino a servizio della zona industriale; al potenziamento degli impianti di ricezione e distribuzione primaria dell'elettricità con la costruzione della sottostazione di Monte Crocetta e delle 7 cabine di smistamento; alla realizzazione dell'impianto di stoccaggio gas di Monte Crocetta, capace di 30 mila metri cubi; all'ampliamento della rete dei trasporti urbani; alla edificazione della nuova sede aziendale a San Biagio (in sostituzione della palazzina eretta nel 1911). A metà degli anni '60 veniva anche decisa la costruzione a Monte Crocetta di un nuovo serbatoio idrico, posto che gli impianti storici di Monte Berico si andavano rivelando insufficienti per una popolazione che, nel corso dell'ultimo ventennio era aumentata di 31 mila abitanti.
Gli amministratori AIM stimavano che il nuovo serbatoio avrebbe potuto soddisfare le esigenze di Vicenza fino al 2.000, quando ritenevano che la città avrebbe avuto 161 mila residenti.



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