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Torre Bissara: 600 anni di storia dell'orologeria


L'orologio della Torre Bissara: una storia secolare dell'arte del tempo
di Stefano Soprana: Promotore della mostra ed esperto di orologeria

Seicento anni di storia dell'orologeria. Seicento anni di storia del costume e della società.
Dal lontano 1378 le lancette dell'orologio della Torre Bissara segnano il tempo di una lunga e prestigiosa storia. Un percorso appassionante e ricco di fascino, che si lega indissolubilmente agli avvenimenti più importanti di Vicenza. Ma non solo. La mostra permette infatti di "leggere" e cogliere attraverso le vicende dell'orologio di Piazza dei Signori l'evoluzione della storia del tempo a livello mondiale.
Il ticchettio dell'orologio continua ad affascinarci anche nella nostra epoca, caratterizzata dal trionfo dell'elettronica e della tecnologia. Per secoli infatti la precisione e l'affidabilità nella misura del tempo hanno rappresentato una grande sfida. Nel tentativo di vincerla l'uomo ha escogitato continuamente soluzioni estremamente ingegnose.
In mostra saranno presenti orologi rarissimi e sorprendenti meccanismi che spiegheranno con semplicità ma in modo molto approfondito, le tappe fondamentali di questa storia. Si va dai primi meccanismi con il foliot al pendolo, dall'ora all'italiana all'ora alla francese, fino all'orologio radio controllato con l'ora atomica, massima sintesi della precisione del tempo. L'esposizione spiegherà inoltre l'attuale veste dell'orologio di Torre, dopo il restauro, con il "nuovo" quadrante dal fondo blu cielo e le lancette dorate a ricordo dello splendore del sole. In particolare la mostra approfondirà i motivi della recente reintroduzione, dopo quasi due secoli di assenza, della fase lunare.
Continua così la prestigiosa e secolare storia degli orologi della Torre Bissara, di cui sono onorato di far parte.

La Torre di Vicenza custode del nostro tempo
di Enrico Hullweck: Sindaco di Vicenza

(...) La Torre, così mi auguro, continuerà nel tempo a vivere e proprio "del tempo" sarà custode e interprete, scandendo il ritmo della vita cittadina con il suo immenso, antico ed elegante orologio.
Ognuno, alzando lo sguardo verso il rotondo indicatore delle ore, rifletterà per un attimo sulla propria realtà, sulle proprie necessità, traendone ansia o rassicurazione, stimolo o noia, conforto o avvertimento. L'eleganza classica dell'orologio di Torre Bissara ricorderà comunque ai vicentini che il tempo esiste, che il sogno di Faust di poter dire "Momento fermati, sei così bello..." è solo un sogno, che potrebbe forse diventare realtà solo in una dimensione eterna, incorporea, immateriale, dove in assenza di materia non esistesse il movimento, togliendo quindi significato all'idea stessa di tempo, almeno secondo il nostro modo di pensare.
I bimbi che oggi giocano sulla Piazza, rincorrendo i piccioni, un giorno alzeranno anch'essi lo sguardo verso la sommità della Torre e resteranno incantati e affascinati: forse anche orgogliosi di quello slancio maestoso di muratura antica. Saranno ancora più fieri della loro città e qualcuno racconterà loro che la Torre è lì dal 1174 (allorché fu costruita dalla famiglia Bissari) e che crebbe un po' alla volta, nel 1311, raggiungendo nel 1445 la sua altezza attuale e che fu restaurata nel 2002, dopo un lunghissimo lavoro di recupero ma questo, forse, ai bambini non importerà poi molto...

tratto dalla presentazione del volume "La Torre Bissara di Vicenza tra antica memoria e nuova percezione".

Torre Bissara: un simbolo che rivive
di Mario Bagnara: Assessore alle Attività Culturali Comune di Vicenza

La Torre di Piazza dei Signori, ovvero l'antica torre gentilizia dei Bissari, è per Vicenza un simbolo che, nella sua snella figura (ottantadue metri da brivido, se solo si pensa ai soli sette metri di lato alla base), in certo senso fa da memoria storica di tante fondamentali vicende cittadine.
Questa storia fascinosa, vista dall'alto dell'antica Torre che il Comune acquistò dai Bissari nel 1226, viene ora ripercorsa con la riedizione della Mostra "Torre Bissara: 600 anni di storia dell'orologeria", allestita nel Salone degli Zavatteri, nelle Logge inferiori della Basilica Palladiana, proprio ai piedi della Torre stessa, anche a dare il senso dell'intervento sul magnifico orologio, ora da poco restaurato, che domina il flusso del tempo cittadino sin dal 1378.
Alla mostra, organizzata da Stefano Soprana, il Comune non poteva quindi non partecipare, anche mettendo a disposizione il proprio archivio storico, oltre a quello della Biblioteca Bertoliana, a rendere ancor più interessante, con documenti rari e testimonianze inedite, un percorso unico e appassionante. Nella mostra verrà fra l'altro proposto anche l'orologio del maestro orologiaio Lavini datato 1853 che, fatto oggetto anch'esso di accurato restauro, il prossimo anno sarà posizionato nella Basilica di Monte Berico. Rispetto alla prima edizione della mostra organizzata nell'ottobre del 2001, quella attuale presenta, in tutti i casi, molteplici motivi di rinnovato interesse.
Sono certo che tutta la città saprà idealmente tornare a stringersi attorno al suo simbolo civico più alto, riportato al suo originario splendore, anche come auspicio di un sereno Natale.

La torre di piazza e il suo orologio nel ritorno ai loro antichi splendori
di Gianna Gaudini: Funzionario responsabile per il territorio comunale di Vicenza. Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Verona, Vicenza e Rovigo

Nell'ambito del risanamento del nucleo storico urbano, il restauro della Torre, operato nei tempi più recenti, costituisce sicuramente un episodio particolarmente significativo se si considera la rilevanza artistica e culturale del momento e il valore simbolico che questo stesso ad oggi riveste. L'edifico rappresenta infatti il segno concreto del governo della città, mentre, accogliendo le reliquie dei santi Felice e Fortunato, esprime il valore della protezione divina sulla stessa popolazione. Il recupero acquista maggior rilievo nel momento in cui, nonostante le precarie condizioni statiche, la Torre per molti anni non è stata oggetto di lavori strutturali e, soprattutto, nella circostanza che qualifica l'intervento realizzato di sicura complessità, avendo comportato scelte difficili e avendo compreso aspetti e problemi diversi nel campo classico della conservazione dei monumenti: dalle impegnative opere di sostegno, rinforzo e consolidamento, al restauro più minuto degli apparati decorativi fino alle opere specialistiche di attivazione dei macchinari dell'orologio.
Ed è proprio il ripristino del quadrante dell'orologio, con i suoi cromatismi originali, che assume particolare importanza, anche in ordine all'immagine complessiva del monumento nell'area della piazza.
Già nel XIV secolo, collocato proprio sulla Torre di piazza dei Signori, Vicenza ebbe il suo primo orologio meccanico e diversi quadranti si avvicendarono nei secoli successivi.
Dal 1744 al 1845 furono addirittura presenti, contemporaneamente, due quadranti che segnarono, con fasi diverse, il passaggio dal sistema di misurazione del tempo "all'italiana" al sistema "alla francese". L'orologio che rimase fu adeguato e ammodernato fino ad arrivare, verso la fine dell'Ottocento, alla sua versione definitiva che, nella configurazione esterna, corrisponde sostanzialmente a quella attuale.
Con il recente intervento di restauro, del quadrante é stata infatti ripristinata l'immagine che l'orologio sostanzialmente presentava prima delle trasformazioni effettuate nel Novecento, nulla innovando, ma semplicemente colmando le lacune prodotte dal tempo ed eliminando le arbitrarie manomissioni operate dall'uomo. Sono stati quindi ricostruiti i meccanismi che oggi fanno nuovamente funzionare l'orologio e che indicano l'evoluzione delle fasi lunari, mentre è stata rinnovata la doratura delle lancette ed è stato rimesso in luce e integrato, laddove mancante, quel vibrante color cobalto che nella sua riproposizione tanto riverbero di sorpresa e di interesse ha destato nella cultura visiva dell'attuale città di Vicenza.

L'orologio della Torre Bissara.
Ovvero... l'evoluzione della concezione del tempo


L'orologio della Torre Bissara rappresenta molto di più di un pezzo storico, di un monumento rivalutato. L'orologio vicentino è portavoce dell'evoluzione della concezione del tempo, testimone di un cammino filosofico e scientifico dai risvolti intrisi di storia e sapienza. Come riportano i documenti, e in particolare le informazioni raccolte dagli esperti Manuela Barausse e Tonino Assirelli, autore del libro "Era l'ora", l'orologio pubblico ha rappresentato per molti secoli l'unico indicatore del tempo, scandendo i ritmi religiosi, sociali ed economici delle città.
Prima della sua invenzione l'uomo aveva sempre misurato il tempo solo attraverso il sole. Nel medioevo i segnali orari notturni venivano gridati da un guardiano che dall'alto della torre della città o dal campanile vegliava sui cittadini. Il guardiano, chiamato torriere, si serviva di un orologio a sabbia per conoscere l'ora esatta. Una volta passata tutta la sabbia nella clessidra era trascorsa l'ora: voltato lo strumento gridava così l'ora o la batteva sulla campana.
Il fiorire dei commerci, l'evoluzione della società e la necessità di conoscere l'ora durante tutta la giornata, impose agli inizi del Trecento lo studio e la costruzione di una macchina in grado di svolgere questo servizio. Così nacquero i primi orologi. Ogni città desiderava averne uno rappresentativo e così tra i vari centri dell'Italia settentrionale si sviluppò una vera e propria gara che si protrasse almeno fino agli inizi del Seicento. Vicenza ebbe il suo nel 1378, grazie a Faccio Pisano che introdusse l'orologio sulla Torre Bissara di Piazza dei Signori. Le sorti dell'orologio fino al 1510 restano purtroppo ignote, a causa dell'incendio della Torre, datato 1509, dov'erano conservati moltissimi documenti della comunità vicentina. Per gli anni seguenti invece si sa che ci furono continui cambi di manutentori e regolatori dell'orologio di torre che evidentemente faticava a funzionare con regolarità. Una svolta importante in questo senso avvenne a fine 1600 con il bilanciere, a foliot, con tutta probabilità un meccanismo originale di fine Trecento, in una forma non evoluta.
Un meccanismo durato fino al 1709 quando venne introdotto il pendolo, che sarà utilizzato fino al 2001. Ed è l'applicazione del pendolo all'orologio a segnare l'inizio della cronometria di precisione. Si tratta infatti del primo organo regolatore con caratteristiche di isocronismo, che vengono utilizzate per la misura del tempo.
Altra tappa determinante per l'orologio della Torre è quella che porta la data 1738 quando si decise di assumere Giovanni Astari, figlio di Cristoforo per il rinnovamento dell'orologio. Quello di Astari si rivelò un tentativo poco felice è ciò spiega perché, nel 1740, l'incarico passò a quel geniale ingegnere di Bartolomeo Ferracina di Solagna che già vantava, tra le sue innumerevoli opere, anche l'orologio della Torre di San Marco a Venezia. Ferracina completò l'opera nel maggio del 1744 e dalle testimonianze custodite alla Bertoliana nelle "Memorie" di Fabio Arnaldi, si rivela la presenza di due quadranti. Il secondo azionava automaticamente la suoneria della metà della notte (mezzanotte) e della metà del giorno (mezzogiorno) usando il sistema di lettura all'italiana per descrivere le stagioni (calendario). Nel quadrante all'italiana le ore sono segnate in ventiquattro, un sistema nato dalla considerazione tolemaica che il sole gira attorno alla terra, quindi il centro del quadrante è la terra. La lancetta segna il movimento del sole. Per questo si posizionava la prima ora mezz'ora dopo il tramonto e cioè quando un giorno finiva e, con la notte, cominciava quello nuovo.
L'uso si protrasse in Veneto sino a fine Settecento quando il governo francese impose l'unificazione del sistema orario in vigore in Europa Centrale. Per l'aggiunta del quadrante alla francese sulla Torre di Vicenza fu assunto, nel 1768, l'orologiaio Simon Jegher che completò l'opera nel 1777.
La documentazione degli anni successivi, fra il 1793 e il 1818 manca, non è possibile pertanto definire se la fase lunare (meccanismo richiesto in tutti i contratti) che Jeglier si era impegnato a sistemare, sia stata realmente realizzata. Tuttavia è lecito avanzare l'ipotesi che il grande disco al centro del quadrante inferiore, fosse la fase lunare. A partire dal 1818 è possibile ricostruire le vicende legate alla Torre e all'Orologio grazie ai documenti conservati nel Comune di Vicenza alla voce Lavori Pubblici.
In quell'anno, 1818, l'orologio era logoro e guasto. Le riparazioni che seguirono non furono risolutive. Le richieste e i tentativi si susseguirono fino al 1835 quando il vecchio meccanismo della Torre venne affidato all'orologiaio Gaetano Lavini perché fosse restaurato e dato che il restauro avrebbe impiegato diversi anni, Lavini diede in affitto al comune un orologio "semplice" con un'unica lancetta. Nel 1836 venne istituita una gara d'appalto per la "ricostruzione dell'orologio" ma nessun orologiaio si presentò. La "caccia" ad un valente orologiaio sarà ancora lunga e complessa, tanto da spingere il Comune all'estero, ma senza successo.
Dopo varie peripezie, nel 1841 il Consiglio Comunale, che non ne poteva più, accetto la proposta di un meccanismo di un tale Laffranchi che però non rispettò mai l'impegno assunto. Cinque anni dopo fu accettato il progetto dell'astronomo padovano Santini, della scuola di Giuseppe Stefani, allievo di Giovanni Battista Rodella, il più importante meccanico della Specola di Padova della fine del Settecento. Nel frattempo, nel 1945, il pittore Carlo Ferrari testimoniò la presenza di 2 quadranti sulla Torre Bissara nel dipinto "La veduta di Piazza dei Signori". La presenza di 2 quadranti è un fatto assai particolare, segnando un momento fondamentale nella storia della misurazione del tempo: il passaggio dall'ora italiana all'ora francese.
Nel 1846 finalmente Vicenza ebbe il nuovo orologio. Nel 1874 il sindaco informò con un manifesto i cittadini che dal primo dicembre dello stesso anno l'orologio di Torre sarebbe stato regolato con "il tempo medio di Roma. in conformità con quello della ferrovia". In questo modo il tempo di Roma precedeva quello di Vicenza di minuti e 37 secondi.
Fino alla fine del secolo l'orologio ebbe numerosi problemi, mancanza di manutenzione e questioni meccaniche, e gli interventi plurimi si rincorsero fino al 1926 quando l'amministrazione Comunale stabilì che giornalmente l'orologio della Torre doveva essere regolato con quello della Ferrovia. In seguito al bombardamento del '45 Torre e Orologio subirono danni gravissimi e ci furono due nuovi meccanismi, nel '48 e finalmente nel '65 con la carica elettromagnetica che finalmente prendeva il posto di quella manuale. Nel 1979 è stato introdotto un altro meccanismo, più moderno, firmato dalla ditta Fagan di Torri di Quartesolo e il 4 ottobre 2001, dopo 300 anni di onorato servizio, è stato tolto il sistema a pendolo per lasciare spazio al nuovo orologio radio controllato con l'orologio atomico. Questo nuovo strumento, donato alla città di Vicenza dalla Gioielleria Soprana di Vicenza e dalla manifattura svizzera Parmigiani-Fleurier, usa il quarzo come frequenza ed è considerato la massima sintesi della precisione del nostro tempo. Nel 2002 è stata riconsegnata alla città anche la fase lunare, progettata da Stefano Soprana e donata alla città.
Continua così la prestigiosa e secolare storia degli orologi della torre Bissara.

Il restauro del quadrante dell'orologio e il ripristino del meccanismo per l'indicazione della fase lunare

Fino all'avvento dell'illuminazione pubblica notturna, a fine ottocento, la luna ha rappresentato l'unica fonte di luce durante la notte.
Si può dunque facilmente intuire la grande importanza per la popolazione nell'indicare esattamente il suo ciclo.
La luna, come il sole, nasce e tramonta. Fin dagli albori dell'orologeria agli inizi del 1300, vengono costruiti i quadranti astronomici anche se di difficile e complessa esecuzione, basti pensare all'orologio del Dondi a Padova. Anche la Torre Bissara di Vicenza, che vanta uno dei primi orologi meccanici al mondo, ebbe presto la sua fase lunare. Il primo documento che ne parla è datato 1597. Silvestro Castellini, storico dell'epoca, racconta che "in questa mostra si vede una luna di ferro che à forza di contrapesi girando giustamente ci mostra il crescere et il calare della vera luna".
Nel 1741 il Comune di Vicenza commissionò un orologio per la Torre a Bartolomeo Ferracina di Solagna, grande orologiaio e ingegnere del settecento, lasciando alla sua ingegnosità la mostra della luna: "che abbi il fare della luna nella miglior forma che parerà all'artefice". Il Ferracina farà costruire un secondo quadrante, sotto l'orologio, come testimonia Fabio Arnaldi nel maggio del 1744: "Fu quest'orologio ordinato dalla magnifica città, fu fatto dallo stesso (Ferracina) la luna che sotto l'orologio si vede e fu ordinato al medesimo ancora un registro perché la mezzanotte da se stessa suoni, si alzi da sé come vanno le stagioni e questa si va facendo...". Nello steso anno Domenico Paluello, doratore, ricevette lire 80 per aver dorato Luna, Sole e Stelle e 8 "per aver indorato l'indice dell'orologio". Questo secondo quadrante descriveva le stagioni, ossia il calendario e mediante un meccanismo azionava automaticamente la suoneria della metà della notte (mezzanotte) e della metà del giorno (mezzogiorno), usando il sistema di lettura all'italiana, ossia con la lettura della prima ora mezz'ora dopo il tramonto del sole. Nel 1779 Andrea Vendramin, verificando i lavori effettuati dallo Jegher (costruttore del secondo orologio con lettura delle ore alla francese), ricordava che "la macchina della Luna è nella sua azione, la Luna è di rame dorata a fuoco". Fu l'ultima testimonianza scritta, fino ai nostri giorni, della presenza della fase lunare sulla Torre. Nelle successive testimonianze pittoriche non troviamo più traccia della fase lunare. Nel 2002 è ritornata la fase lunare sulla Torre, dopo un accurato studio storico e meccanico.
Il progetto e lo studio portano la firma di Stefano Soprana. Nell'ultima fase di restauro della Torre si è potuto constatare che il foro sul quadrante, posizionato sopra l'indicazione delle ore 6, non poteva essere una semplice finestra, ma data la sua forma e la struttura interna del quadrante, riconduceva inequivocabilmente alla presenza di una grossa sfera di 72 centimetri ossia alla presenza fase lunare. Alcuni tamponamenti sull'apertura del foro hanno permesso inoltre di ricostruire la fase lunare come probabilmente era in origine. L'attuale forma è piuttosto rara visto che all'interno di una sfera completamente dorata da 72 cm sono presenti due dischi contrapposti, di 52 cm di diametro, di colore blu cobalto, ad indicare la luna nuova. La cornice fissa, nella quale si inscrive la grande sfera, è decorata con un fondo blu cobalto e piccole stelle, a rappresentazione della notte.
Dal punto di vista meccanico la fase lunare è stata progettata seguendo il ciclo lunare che è di circa 29 giorni e mezzo ed è costante (2 lunazioni corrispondono a 59,061176 giorni). È un calendario considerato di facile costruzione per un orologiaio a cui basta costruire una ruota con 59 denti (ossia due cicli lunari completi), con una correzione del giorno lunare ogni 3 anni.
Nel caso della Torre Bissara, che monta un orologio radio controllato con l'orologio atomico (autoregolante), si è pensato di introdurre una fase lunare adeguata alla precisione del meccanismo. Soprana ha applicato la formula che deriva dallo studio dell'orologiaio Louis Brocot (1850) e che prevede teoricamente la regolazione di un giorno lunare dopo circa mille anni.
La fase lunare è stata realizzato dalla ditta Fagan di Marola (VI).

Dal 29/11 al 29/12/2002 Salone degli Zavatteri Basilica Palladiana.
ingresso libero
orario: 10.30-13.00 e 15.00-19.00 chiuso il lunedì e il 25/12
info: Assessorato alla Attività Culturali tel. 0444-222114

Libro: "La Torre Bissara di Vicenza, tra antica memoria e nuova percezione" che esce per i tipi di Edisai.

La pregevole iniziativa esce a cura del Comune di Vicenza (Assessorati alle Attività Culturali e ai Lavori Pubblici) e della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Verona, Vicenza e Rovigo, a celebrare con il giusto risalto l'avvenuto restauro, in occasione del quale è stata anche inaugurata, la mostra "Torre Bissara, 600 anni di storia dell'orologeria" nel Salone degli Zavatteri.

La cura generale del volume è firmata da Gianna Gaudini, ispettrice della soprintendenza, che ha raccolto un congruo numero di saggi assai interessanti. Dopo la parte introduttiva, con interventi del sindaco Enrico Hüllweck, il vescovo gli Pietro Nonis, il soprintendente Ruggero Boschi e gli assessori comunali Mario Bagnara e Alberto Maron, la stessa Gianna Gaudini è autrice di un ampio prologo nel quale si sofferma sulla genesi e sui termini della restituzione, quindi mons. Attilio Previtali scrive sulla Torre come simbolo civile e religioso. Vi sono poi tre saggi di ordine prettamente storico e artistico, di Franco Barbieri, Stefano Soprana e Manuela Barausse (la quale ha curato anche il regesto dei documenti); del volume fanno parte infine altri interventi più meramente tecnici, in merito all'intervento di consolidamento e restauro: Claudio Modena, Carlo Bettio e Dino Gamba scrivono sui problemi strutturali e di statica, oltre che degli apparati decorativi; Soprana, ancora, sul quadrante (e la fase lunare dell'orologio); Mario de Ruiz sull'Edicola con la Vergine incoronata e il Bambino e sulla "Lodiola Turris magnae".