Origine del nome. Sembra certo che derivi da "fundus Bassianus" o "Baxianus", cioè latifondo o villa della famiglia romana Bassia.
Il primitivo nucleo abitato era situato sul colle di Santa Maria, dove sono stati rinvenuti frammenti fittili che vengono attribuiti agli euganei. Questa prima popolazione, che lasciò un ricordo di sè nella necropoli protovillanoviana di San Giorgio ad Angarano e in tutto il territorio, fu respinta nelle colline dai paleoveneti, i quali a loro volta furono sottomessi dai romani. Questi ultimi lasciarono ovunque i segni della loro civiltà. Le località di Margnan e San Fortunato sono particolarmente ricche di reperti romani; di recente è stata portata alla
luce una grossa fabbrica di laterizi, con forni e stampi.
Gli archivi possiedono documenti anteriori al Mille, in cui si accenna alla Pieve di Santa Maria in Colle, l'attuale Duomo. Negli scritti del secolo XI si trova nominato
il castello. La città vera e propria si formò verso la fine dell'Alto Medio Evo, quando cioè le popolazioni cercarono difesa dagli ungari nei borghi "Marianus" e
"Bassianus", attorno alla cittadella di Santa Maria in Colle e al castello.
Il territorio era possesso dei vescovi di Vicenza, i quali diedero in feudo Bassano, Angarano e Cartigliano agli Ezzelini; secondo alcuni autori la cosa sarebbe avvenuta
prima del 1140 e a favore del capostipite della famiglia, Ezzelino I. Sotto gli Ezzelini l'agglomerato divenne una città fortificata e crebbe sempre più di importanza
militare e commerciale. Nel 1194, però, a Vicenza prevalse il partito avverso agli Ezzelini ed Ezzelino il Monaco, per avere aiuti nella lotta che seguì, concesse ai padovani i diritti su Bassano e Marostica. Le due città furono contese fra le opposte fazioni fino al 1199, anno in cui Ezzelino ne fu legalmente riconosciuto signore. Nel 1259 Ezzelino III, l'odiato tiranno, morì e tutti i suoi beni furono
confiscati.
Nella reazione che seguì a tale fatto fu compiuto, "in modo da far inorridire", lo sterminio dell'intera famiglia di Alberico da Romano, fratello di Ezzelino, nel castello di San Zenone.
Bassano fu poi, fino al 1268, dominio di Vicenza; in quell'anno i padovani la rioccuparono. La tennero fino al 1320, anno in cui se ne impadronì Cangrande della
Scala. Nel 1339 fu ripresa dai Da Carrara di Padova, ma nel novembre 1388 fu assalita da Gian Galeazzo Visconti che intendeva abbattere i Carraresi come già aveva fatto degli Scaligeri. Il dominio visconteo fu caratterizzato da continue guerre che impoverirono il territorio ed ebbe termine nel 1404, quando Bassano si diede a Venezia. Cominciò allora un lungo periodo di pace, che favorì il
commercio e le industrie, interrotto in occasione della guerra della lega di Cambrai; nel luglio 1509 Bassano si arrese senza opporre resistenza, data l'imponenza
delle forze nemiche, alle truppe imperiali di Massimiliano. Fu ripresa dai veneziani dopo qualche mese, ma nel 1513 i tedeschi tornarono all'assalto. I veneziani dovettero
abbandonare la città, che fu saccheggiata. La pace del 1517 pose fine a questo turbolento periodo e permise il rifiorire dell'economia. L'importanza commerciale
della città è confermata dal fatto che nella prima metà del '600 era mercato franco, cioè esente da dazi. Coinvolta nelle lotte che seguirono alla Rivoluzione francese
e portarono alla caduta di Venezia (1797), passò sotto l'Austria nel 1815. Partecipò al Risorgimento e nel 1866 venne annessa al Regno d'Italia. Nella prima guerra
mondiale fu centro di grande importanza strategica e si guadagnò quella fama di "città degli alpini" di cui è orgogliosa.
Durante la seconda guerra mondiale fu tenace centro della Resistenza antifascista, tanto da meritare la medaglia d'oro al valore che adorna il suo gonfalone.
Il Monte Grappa
Dopo l'offensiva austriaca del 1916, il Comando italiano decise che anche il massiccio del Grappa, dal quale si domina la parte orientale dell'altopiano di Asiago, fosse apprestato a difesa. Nel novembre 1917 il fronte italiano arretrò al Piave, e il Grappa assunse allora un ruolo di primaria importanza nella difesa del tratto di fronte fra Brenta e Piave. Furono qui inviate alcune divisioni,
che vennero però attaccate da quattro divisioni scelte austro-ungariche guidate dal generale Krauss. I nostri furono costretti ad abbandonare numerose postazioni,
tranne la cima del Grappa, dove il 24 novembre si arrestò l'avanzata nemica; per facilitare il forzamento della valle del Brenta, alcuni reparti della famosa divisione austriaca Edelweiss occuparono Col Bonato e il 26 vennero attaccati
in massa il Col della Berretta e il costone fra questa vetta e l'Asolano; l'impeto nemico fu infranto dall'eroica Brigata Aosta e dagli alpini della Val Brenta. Gli attacchi si ripeterono senza sosta anche dalla parte verso il Piave e in ogni occasione il valore e il coraggio degli alpini si manifestarono in tutta la loro grandezza, come nella difesa di Val Calcino. Questa prima battaglia del Grappa,
combattuta con sovrumano eroismo da pochi nostri soldati poveri di mezzi e senza riparo, fu decisiva per le sorti della guerra: la caduta del monte avrebbe infatti
significato l'abbandono del Piave e la ripresa della ritirata italiana. Dopo questo primo tentativo, il nemico decise una sosta per prepararsi a un nuovo attacco;
la sosta fu provvidenziale per i nostri che poterono ricostituire nuove unità. La nuova offensiva iniziò sull'altopiano di Asiago, dove il 5 dicembre crollò il
caposaldo italiano delle Melette e il 6 il Monte Sisemol; il fianco sinistro della difesa del Grappa era così esposto alle offese nemiche. La battaglia riprese il giorno 11 con violenti bombardamenti nemici; nella tragica giornata del 14
gli austriaci ebbero ragione della difesa del Col della Berretta e del Col Caprile, mentre venivano respinti nuovi attacchi al saliente Col dell'Orso. Le Brigate Ravenna, Umbria e Campania e gli alpini del 3° Raggruppamento vennero segnalati dal Comando alla riconoscenza degli italiani per l'eroica difesa del saliente che l'artiglieria nemica batteva di fronte, di fianco e di spalle; il fondo della Val Calcino, per il sacrificio degli alpini della Val Marra e del M. Pavione, diveniva le Termopili d'Italia.
La battaglia sul Grappa cessò il 21 per riprendere il 23 sull'altopiano. Il resto dell'inverno fu speso dalla 4ª Armata a rafforzare le linee di difesa; nel
giugno l'offensiva austriaca trovò questa armata, detta Armata del Grappa, ben appostata sulle sue posizioni, fornita di mezzi e appoggiata a forti difese. Il 15 giugno iniziò un violentissimo bombardamento nemico a cui seguì l'attacco delle fanterie dal Brenta alle Porte di Salton; gli austriaci occuparono quattro dei cinque caposaldi della nostra linea di resistenza e avanzarono quasi ovunque, contrastati con eroismo dai nostri. Nel pomeriggio dello stesso giorno cominciò il contrattacco italiano, che riuscì a riconquistare, nella notte e nel giorno seguente, quasi
tutte le nostre linee; la battaglia era vinta.
Nell'ottobre 1918 la 4ª Armata ebbe ordine di iniziare la battaglia di liberazione. Essa sferrò il suo attacco il 24 e lo continuò con costanza eroica (24.000 morti in 7 giorni) nei giorni successivi, attirando su di sè tutte le riserve austriache del settore, che non furono più disponibili quando le altre armate iniziarono il 26 il passaggio del Piave. Il giorno 30 il fronte austriaco, ripetutamente assalito, crollò anche sul Grappa.
Personaggi celebri
Bassano diede i natali a numerose personalità che si distinsero in vari campi. Nel '500 si formò nella città una notevole scuola di pittura con i Da Ponte, detti Bassano; primo fu Francesco il Vecchio (circa 1470-1540), scolaro di Bartolomeo Montagna. Suo figlio Iacopo (1515/17-1592), il vero fondatore della scuola, seppe elaborare l'esperienza artistica di Venezia in modo del tutto personale. Più modesti di lui i figli Francesco il Giovane (1549-92), che fu il più vicino al padre nella collaborazione e nello stile, Leandro (1553-1622), che si orientò verso la natura
morta e il ritratto, Girolamo (1566-1621) e Giovanni Battista (1553-1613) che eseguirono soprattutto copie e repliche. Prima di loro, nei secoli XV-XVI, aveva
acquistato fama la famiglia Nasocchio. Nell'architettura si distinsero Francesco Zamberlan (1529 - dopo il 1606), che fu collaboratore del Palladio; Antonio Gaidon (1738-1829); Giovanni Miazzi (1699-1797). Nella scultura i fratelli Marinali, Orazio (1643-1720), Angelo (1654-1720 circa) e Francesco.
Numerosi gli incisori eminenti, il massimo dei quali fu Giovanni Battista Volpato (1633-1706), che fu pure ottimo pittore; fra gli altri sono da ricordare i fratelli
Vendramini, il Folo, il Fontana, gli Schiavonetti, i Suntach.
Fra i ceramisti spiccano Ottaviano Sforza, Giorgio Manardi, Bartolo e Antonio Terchi.
A Bassano nacquero ancora l'umanista Lazzaro Bonamigo (1479-1552), lo storico Giovanni Battista Verci (1739-95), i poeti Iacopo Vittorelli (1749-1835) e Giuseppe Barbieri
(1774-1852), il bibliografo Bartolomeo Gamba (1766-1841), il meccanico e architetto Bartolomeo Ferracina (Solagna 1692-1777), il naturalista Giovanni Battista Brocchi
(1772-1826), il matematico Giusto Bellavitis (1803-80), scopritore del metodo delle equipollenze, il botanico Alberto Parolini (1788-1867), creatore del giardino
civico che porta il suo nome.
L'arte della stampa e I Remondini.
L'attività tipografica di Bassano è legata al nome dei Remondini. Giovanni Antonio Remondini (Padova 1634-1711) fondò la tipografia, che riuscì col tempo ad accentrare
gran parte della produzione letteraria popolare, cui aggiunse quella iconografica. Nel '700 possedeva 18 macchine tipografiche, 24 torchi per la stampa in rame e 2
per le carte a fiori, 4 cartiere e una fonderia di caratteri. La sua produzione, detta "i santi dei Remondini", era diffusa in tutta Europa, compresa la Russia,
e in America con didascalie in latino e italiano, francese, spagnolo, tedesco, slavo, greco, russo e così via a seconda dei vari paesi in cui veniva diffusa. Divenne tanto popolare da destare i timori dei due principali centri di produzione dello stesso genere, Augusta e Parigi, al punto che l'Accademia delle Arti Liberali di Augusta querelò i Remondini per plagio, ma con scarsi risultati.
Verso la metà del '700, cioè nel periodo di massimo splendore, la ditta aveva alle sue dipendenze più di 1.000 "tesini" (ambulanti di Castel Tesino) che vendevano le
sue immagini sacre, cavalleresche, le "quattro stagioni", le "sette meraviglie del mondo", le carte da gioco, i soldatini da ritagliare e incollare, i ritratti, le ventole, i calendari... Produceva pure la carta da parati a colori detta carta di Varese. I Remondini utilizzarono via via i più moderni ritrovati della tecnica della stampa: nell'800 adoperarono la litografia, diffusero stampe dipinte a mano, usarono la policromia per impressione, la colorazione a spugna. La tipografia venne chiusa nel 1861. La raccolta Remondini, donata al Museo Civico, comprende 8.522 incisioni "nobili" e 20.000 stampe, fra cui incisioni rarissime o uniche come la "Fontana d'amore", che illustrano tutta la storia dell'incisione da Maso Finiguerra
al secolo XIX.
L'arte della ceramica
Bassano e Nove (vedi) sono famose in tutta Italia e all'estero per le ceramiche. Spetta alla manifattura Manardi di Angarano il merito di aver dato il via, nel
1660 circa, a questa industria che seppe affermarsi anche nei confronti di quelle già famose di Faenza e Lodi. Oltre ai Manardi, si distinsero in quest'arte i Moretti
e i Caffo.
Chiesa di San Giovanni Battista. Sorge sul lato sud di Piazza della Libertà. Del 1308, fu ricostruita dall'architetto bassanese Giovanni Miazzi (1699-1797) fra
il 1747 e il 1782 con facciata neopalladiana. Ha l'interno parallelo alla facciata a causa del poco spazio che l'architetto ebbe a disposizione. Il soffitto, a volta
ribassata, reca al centro il "Battesimo di Cristo", affresco del riminese Giulio Golini (metà del '700). A sinistra si apre la ricchissima Cappella del Sacramento,
barocca, rifatta nel 1713, ornata da stucchi di Abbondio Stazio e Carpofaro Mazzetti; il soffitto è affrescato con le figure degli "Evangelisti", di Antonio Balestra (1666-1740); la piccola pala d'altare, raffigurante "San Giovanni Battista", è un'opera giovanile del Piazzetta (1682-1754); le statue degli angeli, i putti
e i bassorilievi sopra le porte laterali sono di Orazio Marinali. Al primo altare a sinistra, "Educazione di Maria Bambina", pala di Francesco Maggiotto (1750-1805); a destra dell'altar maggiore "Predica di San Paolo" dipinto del bassanese Francesco Antonibon (1809-1883).
Casa Remondini. Sorge di fronte alla chiesa di San Giovanni Battista e fu sede della famosa tipografia.
Palazzo del Municipio. Alla destra di Casa Remondini. E' costituito da due corpi; il primo, del '700, si innalza sopra un portico a tre arcate; lo scalone
barocco ospita una statua del Marinali che raffigura un "Podestà veneto"; nella Sala del Consiglio sono conservate tele di Francesco e Leandro Bassano e di Iacopo
Apollonio. La parte più antica del fabbricato è la loggia del Comune che, iniziata nel 1405, fu affrescata da lacopo Bassano e sopraelevata nel '500 con una bella teoria di finestre e la loggia campanaria. Degli affreschi restano "San Cristoforo" e "Vergine con Gesù". L'orologio che la adorna risale al 1746 ed è opera di Bartolomeo
Ferracina.
Per Via Bellavitis si giunge in Via Verci, in cui si trovano numerosi palazzetti.
Casetta Sale, al numero 22, è un bell'edificio rinascimentale con trifora centrale sorretta da capitelli; dall'altra parte della strada sorge il palazzo Guadagnin,
con un bel portale marmoreo al pianterreno e balcone cinquecentesco che sporge sopra le finestre; al numero 9 si trova casa Bellavitis, del '500, che ripete il motivo della trifora centrale protetta da un poggiolo con archi architravati.
Tempio Ossario In fondo a Via Verci. Eì una grande chiesa moderna in stile neogotico, iniziata come Duomo nuovo nel 1908. Contiene le salme di circa 6.000 caduti sul Grappa durante la Grande Guerra.
Torre di Ezzelino. Sorge in Piazza Garibaldi, adiacente a Piazza della Libertà. Del secolo XIII, di forma quadrata, è un avanzo di un bastione difensivo della
città. Fu restaurata nel '700 da Antonio Gaidon.
Chiesa di San Francesco. Nel lato sud di Piazza Garibaldi. Costruita per volere di Ezzelino II il Balbo tra il 1158 e il 1183 con dedica a Santa Maria, fu ceduta nel 1337 ai francescani che la dedicarono al loro santo. Fu più volte ingrandita e restaurata nel 1424. Ristrutturata nel 1713, si presenta ora con il tipico schema ad una sola navata con tre cappelle absidali. All'esterno i fianchi e le facciate sono coronati da archetti pensili, ritmati da lesene che rompono l'uniformità del muro di mattoni mescolati a pietre. La facciata, a capanna, ha un bel protiro del 1306; nella lunetta superiore si trova un affresco seicentesco di Luca Martinelli, bassanesco, raffigurante "La Madonna, il Bambino, Sant'Antonio e San Francesco". A destra della porta si trova una "Annunciazione" assai interessante perchè legata
all'eresia valentiniana. L'interno ha pareti ora nude, ma un tempo erano coperte di affreschi che furono distrutti o scialbati nel 1720 perchè riguardavano gli Ezzelini che erano stati scomunicati. A lato dell'ingresso si trova la tomba di Francesco Bassano il Giovane. Notevole l'altare barocco di Bernardo Tabacco nella cappella a sinistra; nel coro, bella croce stazionale di Guariento di Arpo (secolo
XIV). A destra della facciata si apre il chiostro del '400 che fa parte, con le costruzioni dell'antico convento e altre, del Museo Civico.
Museo Civico. Nel chiostro stesso della chiesa si trova la collezione lapidaria che testimonia la storia del territorio di Bassano; fra le pietre tombali si trova
quella, semplicissima, di Iacopo Bassano. Al centro del prato c'è un bel puteale trecentesco a forma di capitello che faceva parte del soppresso convento. Il lato
del chiostro addossato alla chiesa conserva resti di affreschi del XIV e XV secolo; nelle lunette degli altri lati del chiostro restano tracce delle storie di San Francesco eseguite nel '600. Dal chiostro si accede a un vano a pianta centrale ornato da due "Telamoni" della bottega del Marinali; alla base delle due rampe di scale
si trova il gruppo "Il Genio, la Scultura e Mercurio" (1828), omaggio dello Zandomeneghi al Canova. Da qui si accede al vasto ambiente che ospita la sezione bassanese in cui sono custoditi i reperti archeologici della necropoli di San Giorgio ad Angarano. Fra il materiale romano, molto interessanti le terraglie decorate, i mattoni con marchio e qualche bronzetto. Nella grande sala delle collezioni si
trovano alcune belle edizioni librarie remondiniane dei secoli XVII-XIX, legni originali, stampe popolaresche e carte di Varese prodotte dalla tipografia Remondini
(vedi addietro). La collezione di ceramiche e porcellane presenta reperti di scavo risalenti al '500 e un bel piatto di Mastro Giorgio Andreoli (1524). Ben rappresentata
la produzione degli Antonibon delle Nove, che per quasi un secolo furono molto attivi; mancano invece esempi della produzione Manardi di Angarano (vedi addietro).
La Biblioteca è ricca di oltre 80.000 volumi, 46.000 manoscritti e importanti epistolari fra cui quello, in 23 volumi, del Canova. Lo scalone che conduce al piano superiore è adorno di una tela di Leandro Bassano: "Rinvenimento del corpo di San Giovanni Damasceno". Al piano superiore si trova il gabinetto delle stampe e dei disegni, che raccoglie circa 4.000 disegni, dei quali 2.000 appartengono al Corpus canoviano. Vi sono conservati disegni del Carpaccio, del Lotto, del Maffei,
dello Schiavone, del Bernini, del Tiepolo, di Francesco Guardi. Vi è custodita anche la collezione bassanese con disegni del Marinali e di Antonio Marinoni, assieme alla raccolta Remondini (vedi addietro).
La Pinacoteca raccoglie affreschi romanici; un bel "Crocifisso" del Guariento; opere del Giambono, di Antonio e Bartolomeo Vivarini, dei Bassano, del Longhi,
del Tiepolo, del Piazzetta, del Magnasco e del Marinali.
Casa Michieli-Bonato. Situata in Piazza Monte Vecchio, è del '500 ed ha facciata decorata da Iacopo Bassano (fregi, animali araldici, panoplie e strumenti musicali che inquadrano Sansone e i filistei e Caino e Abele) e Giuseppe Nasocchio (storie della Bibbia).
Monte di Pietà. Sorge di fronte alla casa Michieli-Bonato. E' del XIII secolo ed ha la facciata adorna di stemmi e iscrizioni; fra gli altri è murato l'arcaico
stemma della città, "l'esemplare più antico dell'arme bassanese".
Palazzo Sturm. Vi si giunge da Via Schiavonetti. Settecentesco, si affaccia a un breve cortile sul piano stradale con un armonioso pronao. Si articola su sei piani
digradanti per coprire il dislivello del terreno sulla riva del Brenta. All'interno, il piano nobile è decorato con affreschi (1765) del veronese Giorgio Anselmi. L'alcova conserva stucchi, legni intagliati e intarsiati e tempere di Gaetano Zompini (1700-1778) di argomento biblico.
Ponte coperto. Vi si giunge per Via Ferracina. E' il famosissimo ponte che ricorre nelle canzoni degli alpini. Se ne ha notizia fin dal 1209; fu distrutto più volte o dalle piene del Brenta o per motivi bellici. Venne ricostruito sempre di legno e nella forma antica, tranne nel 1524, quando fu eretto in pietra, ma resistette solo due anni. Nel 1570 fu rifatto su modello del Palladio. Distrutto durante l'ultima guerra, fu fedelmente ricostruito nel 1948; nel 1966 subì nuovi danni per un'alluvione. E' lungo 64 metri e largo 8 ed è coperto da una tettoia che poggia su due file di 19 colonne. Ai due ingressi si trovano arcate marmoree del 1531; all'inizio, sotto l'arco, "Madonna con i Santi Francesco e Antonio",
affresco di Guido Cadorin. In fondo al ponte, dalla "Taverna al Ponte", si accede al museo che raccoglie cimeli e documenti fotografici del ponte stesso.
Chiesa di San Donato. Sorge al di là del ponte, nell'antico borgo di Angarano. Fu costruita nel 1208 per volere di Ezzelino il Monaco. Ha interno a una navata
con tetto a capriate. Dietro l'altare, "Madonna col Bambino, San Bassiano, San Michele e donatore " di Francesco Bassano il Vecchio. Alle pareti, resti quasi invisibili di affreschi. Il 5 luglio 1223 Ezzelino il Monaco rog• in questa chiesa l'atto con cui divideva tutte le sue possessioni tra i figli Ezzelino e Alberico.
Ca' Veggia-Bonaguro. Sorge in Via Angarano. E' un grandioso edificio seicentesco contornato a semicerchio dalle statue delle quattro stagioni.
Chiesa della Trinità. Ad Angarano. E' conosciuta fin dal 1260. Fu riedificata nel 1460 e assunse l'aspetto attuale nel 1740 su progetto di Giovanni Miazzi. L'interno, a una sola navata, conserva una pala della "Trinità" di Iacopo Bassano.
Villa Bianchi-Michiel. Già Gradenigo, già Angarano; sorge ad Angarano. L'edificio centrale e il porticato rustico appartengono a due periodi diversi. Il Palladio
eseguì il progetto dell'intero complesso per gli Angarano forse nel 1548. Conforme al disegno originario è solo il porticato dorico che si affaccia alla via con i doppi portoni e si conclude nella cappella, al cui altar maggiore si trova una "Crocifissione" di G. Apollonio (secolo XVII). La villa centrale fu eretta o alla fine del '600 o all'inizio del '700 dall'architetto Domenico Margutti forse su progetto del Longhena. Il settore mediano del prospetto è a trifore sovrapposte e incorniciate da sottili lesene; il timpano reca il motivo di una conchiglia.
Palazzo Pretorio. Situato in Via Matteotti. Risale al secolo XIV e fu sede del podestà a partire dal 1315. Della fabbrica originaria conserva solo, nella corte,
la scala esterna coperta.
Madonna del Patrocinio. A destra della porta di Palazzo Pretorio. E' un'opera barocca di Bernardo Tabacco, ornata da timpano e statue; il portale fregiato è lavorato alla base a motivi vegetali.
Castello Superiore. Vi si giunge da Via Bonamigo. Qui sorse il primo fortilizio difensivo della città e in seguito la cittadella. Secondo alcuni fu edificato tra il 900 e il 950 dai vescovi di Vicenza, secondo altri fu eretto nei primi anni del 900 dagli abitanti del luogo per difendersi dagli ungari. In seguito fu fortificato dagli Ezzelini, dai Carraresi, dai Visconti e dai veneziani. Si
entra per una porta coronata da una celletta campanaria di foggia settecentesca e appoggiata a destra alla torre detta di Ser Ivano. Il recinto interno è occupato da abitazioni civili che impediscono di avere un'idea dell'antico aspetto.
Duomo. Sorge nella piazzetta che si apre dentro il recinto del castello. Intitolato a Santa Maria in Colle, se ne hanno notizie fin dal 998. Anticamente era a tre navate; fu ridotto a navata unica nel 1471 e ampliato e restaurato nel 1589 e nel 1682-87; il suo campanile era un tempo torre castellana. All'interno, numerose decorazioni barocche fra le quali spiccano quelle dell'altare del Rosario. All'altare
a destra dell'organo si trova un bel crocifisso di legno, forse del 1100, ritenuto avanzo del Carroccio del Comune; nel Tesoro si conserva una bella croce a stile del Filarete (1449).
Casa di Lazzaro Bonamigo. Situata in Via Bonamigo, è di forme rinascimentali. Sopra l'ampio porticato si alza la facciata ad affresco, suddivisa da tre fasce
orizzontali delle quali la più bassa, meglio conservata, è decorata a putti, anfore, uccelli e pesci. La gronda è sostenuta da mensole di legno; sotto di essa, profilate
in giallo e crema, scene di vita quotidiana tratte dalla mitologia greca. Le finestre, monofore e trifore, hanno cornici preziosamente intagliate.
Chiesa di San Sebastiano. Situata nell'antico borgo Margnan, è del secolo XV. Conserva una tela di Giacomo Apollonio all'altare maggiore e nel coro e in sacrestia
opere di Fra' Semplice da Verona, Francesco Trivellini, Giuseppe Graziani, Antonio Balestra.
Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Sorge alla fine di Viale dei Martiri. Edificata nel XV secolo, è stata recentemente oggetto di restauri che hanno portato alla luce
una "Madonna in trono" e fasce ornamentali della fine del 400'; altri affreschi sono una "Crocifissione" di Iacopo Bassano e una trecentesca "Madonna con Bambino". Sopra il prezioso ciborio del '400 si trova un bellissimo "Cristo pantocratore" della fine del '300.
Porta delle Grazie. Presso la chiesa omonima, fu commissionata da un podestà veneto nel 1561 all'architetto bassanese Francesco Zamberlan. L'arco a bugnato è inquadrato da due colonne incassate e sormontate da fregio e timpano.
Giardino Parolini. Sorge in fondo a Viale delle Fosse. Fu fondato nel 1805 dal bassanese Alberto Parolini (1788-1867), che intraprese molti viaggi per procurarsi
piante rare; non è molto vasto, ma bellissimo per le alte spalliere di bossi e allori, un gruppo di "Pinus Parolinia", varietà scoperta sul Monte Ida nella Troade,
e piante indiane, cinesi, messicane, californiane.
Castello Inferiore o del Berri. Vi si giunge da Via Beata Giovanna. Fu edificato nel 1315 dai padovani per proteggere i borghetti sorti fuori le mura; in seguito
fu inglobato da Gian Galeazzo Visconti nelle mura che fece costruire nel 1389. Il castello rovinò rapidamente e il suo recinto fu occupato da abitazioni civili.
Porta Dieda. Si trova presso il Castello Inferiore. Fu aperta nel 1541 dal podestà Domenico Diedo e reca sulla facciata esterna tracce di un affresco di Iacopo Bassano.
Chiesa della Beata Giovanna. Sorge nella via omonima. E' un'opera neopalladiana (1812) di Giuseppe e Antonio Gaidon; ha facciata a quattro semicolonne che reggono un troncone trapezoidale coronato da acroteri.
Palazzo Remondini-Vittorelli. Di fronte alla chiesa della Beata Giovanna, è un bell'esempio di architettura neoclassica di Antonio Gaidon.
Ca' Rezzonico-Gasparini. La si incontra proseguendo dopo Via Beata Giovanna. E' attribuita a Baldassarre Longhena (secolo XVII) ed è un edificio imponente con
quattro torri angolari che si ispirano alle antiche ville-castello. Il giardino che la precede è limitato ai lati da foresterie; la cappella che prospetta sulla strada è del 1773. All'interno, il grandioso salone centrale è diviso in due ordini da una balaustra e presenta scaloni che si aprono tra pilastri e colonne. Sul soffitto Š un tondo del Volpato con "La caduta dei Giganti" (sec. XVII); alle pareti notevoli quadri di Antonio Canova e Domenico Pellegrini: "La Fede" e "L'Aurora". In una sala laterale si trova un dipinto di Pietro Liberi: "Il sacrificio". In altre
stanze sono conservate decorazioni di stucchi rococò. Nella cappella si trova una bella statua di G. Gai (secolo XVIII).
Convento di San Fortunato. Vi si giunge per la Strada SS. Fortunato e Lazzaro. Risale al secolo XIV e appartenne dal 1450 al 1780 al convento di Santa Cristina
di Padova; oggi è proprietà privata. Nella chiesa sono conservati quadri e altari di legno dorato; nel refettorio, interessanti affreschi.
Convento di Campese. Risale al XII secolo e raccoglie le ossa del poeta maccheronico Teofilo Folengo, conosciuto con lo pseudonimo di Merlin Cocai (1492-1544), che qui si ritirò nel 1543. Fu fondato da Ponzio, abate di Cluny, nel 1128 e soppresso dalla Repubblica di Venezia nel 1786. Nel 1204 il monastero ebbe una lite con il comune di Angarano per i boschi di Vallerana e Valstagna, dal che si arguisce che già a quest'epoca il monastero "era di vastissime possessioni arricchito". La sentenza fu rimessa a Ezzelino il Monaco. Nella chiesa si conserva una tavola
di Girolamo Bassano.
Museo degli alpini
Museo della grappa
Bassano è una ridente cittadina ai margini della pianura vicentina, situata ai piedi del Monte Grappa (m 1.715), allo sbocco della valle del fiume Brenta, a occidente e a oriente del quale vi sono delle ridenti colline coltivate che contribuiscono a renderla attraente, in un clima asciutto, salubre e scarsamente sabbioso. Questo suo clima e la posizione geografica richiamano numerosi turisti attratti anche dalla ricchezza del suo patrimonio storico ed artistico oltre che dagli interessanti prodotti dell'artigianato locale. A tale scopo esistono adeguate attrezzature ricettive, che consistono in oltre 150 fra alberghi, bar e ristoranti, con una dimensione media di circa 9 addetti ciascuno, ed una sufficiente gamma di servizi generali. Inoltre, ad accrescere l'attrattiva turistica locale concorrono le più svariate iniziative, come fiere annuali, mostre ed esposizioni di prodotti locali, manifestazioni artistiche, culturali e folcloristiche. L'evoluzione sociale ed il benessere economico raggiunti da Bassano sono frutto di una tradizione industriale e commerciale che risale ai secoli passati. Infatti era un rinomato centro manifatturiero
del ferro e del rame, della tessitura della lana e della seta fin dal 1500. Inoltre aumentò la sua fama con l'industria della ceramica, con la produzione di acquavite
e la lavorazione dei metalli preziosi. Attualmente la sua struttura industriale, anche se la maggiore impresa sta attraversando momenti difficili dovuti a problemi
di carattere gestionale e di riconversione industriale, si basa su 600 aziende, assicurando nel complesso circa 8.500 posti di lavoro distribuiti nei vari settori produttivi con variabile dimensione. Le aziende di medie e grosse dimensioni sono una trentina, quelle di piccola dimensione sono più di 120, mentre quelle di carattere artigianale sono circa 350.
I settori di maggior entità sono quello meccanico, delle ceramiche, delle calzature, della distillazione (acquavite), del mobilio, delle costruzioni, della lavorazione dei metalli preziosi. Molto sviluppato è tutto il settore dell'attività terziaria. La rete distributiva all'ingrosso e al dettaglio è ben organizzata potendo contare su centinaia di aziende di varia dimensione. La città dispone inoltre di buoni servizi inerenti i settori del credito, dei trasporti oltre a quelli di carattere
ricreativo, sportivo ecc.
L'agricoltura, nonostante il suo notevole grado di specializzazione in prodotti di buona redditività come gli ortaggi, il tabacco e i vini, occupa un ruolo di secondaria importanza, come sempre avviene nelle aree cittadine ove le attività secondarie e terziarie sono proporzionalmente più sviluppate.
Mostre: in maggio "Mostra degli asparagi"
Mercato: Ogni martedì, giovedì e sabato
Fiere:
5 maggio "Fiera primaverile"
6 ottobre "Fiera autunno"
Biblioteca Civica
Via Museo, 1 - Tel. 0424/220067
Carabinieri - Pronto intervento
Via S. Girolamo Emiliani, 3 - Tel. 0424/522310
Chiese parrocchiali
Duomo S. Francesco: Piazza Garibaldi - Tel. 0424/523464
Marchesane: Via Rolandi, 74 - Località Marchesane - Tel. 0424/500160
S. Croce: Via S. Croce - Tel. 0424/567149
S. Eusebio: Via Corte S. Eusebio - Località Angarano - Tel. 0424/502911
S. Lazzaro: Via S. Giuseppe, 3 - Tel. 0424/566899
S. Marco: Via Marinoni - Tel. 0424/34673
S. Michele: Via S. Michele - Tel. 0424/501147
SS. Trinità: Via SS. Trinità, 10 - Località Angarano - Tel. 0424/503647
S. Vito: Riviera S. Vito - Tel. 0424/522352
Valrovina: Via Chiesa Valrovina, 18 - Valrovina - Tel. 0424/501148
Museo Civico
Piazza Garibaldi - Tel. 0424/522235
Ospedale
Viale delle Fosse, 43 - Tel. 0424/888111
Polizia Stradale
Via Ca' Rezzonico, 14 - Tel. 0424/525377
APT
Tel. 0424/524351
Protezione Civile
Tel. 0424/521362
Tribunale Civile e Penale
Tel. 0424/528437
Poste e telegrafi
Viale Xi febbraio, 2 - Tel. 0424/522111
Via Angarano, 105 - Tel. 0424/503916
Piazza Folongo, 20 - Campese - Tel. 0424/80448
Via Marchesane, 115 - Tel. 0424/500485
Via Passalacqua, 8 - Tel. 0424/33404
Scuole Materne
"G. Sterni": Parrocchia S. Marco
Via Brigata Bassano, 31 - Tel. 0424/34678
"Maria Ausiliatrice": Via IV Novembre, 20 - Campese - Tel. 0424/808526
"Marchesane": Via Rolandi, 21 - Marchesane - Tel. 0424/502099
"S. Vito": Via S. G. Bosco, 8/12 - Tel. 0424/523292
"S. Croce": Via Chiesa, 36 - Tel. 0424/566408
"S. Eusebio": Vill. S. Eusebio - Tel. 0424/503049
Via Rivana - Tel. 0424/500723
Via Ca' Baroncello - Tel. 0424/512397
"Monumento ai Caduti": Viale XI Febbraio - Tel. 0424/523878
"S. Lazzaro": Via Cartigliana - Tel. 0424/566229
Scuole Elementari
"G. Mazzini": Piazzale Trento, 10 - Tel. 0424/228282-521210
"Don M. Cremona": Via Mons. Gobbi - Tel. 0424/529465
"A. Canova": Via S. Croce - Tel. 0424/567053
"A. Campesano": Via A. Campesano - Tel. 0424/34717
"Gen. G. Giardino": Via S. G. Bosco - Loc. S. Vito - Tel. 0424/34739
"G. Pascoli": Viale Diaz - Tel. 0424/503736
"Papa Giovanni XXIII": Via Rolandi - Marchesane - Tel. 0424/500884
"L. G. Merlo": Via Beato Lorenzino - Valrovina - Tel. 0424/502498
Via Rivana - Tel. 0424/500897
"A. Gabelli": Vill. S. Eusebio - Tel. 0424/503079
"IV Novembre": via IV Novembre - Tel. 0424/80303
"S. Lazzaro": Via SS. Felice e Fortunato - Tel. 0424/566118
"S. Francesco d'Assisi": Via Romagna (Rondò Brenta) - Tel. 0424/500205
Scuole Medie
"G. Bellavitis": Via Scuole, 5 - Tel. 0424/566422
"P. Fraccaro": Via gen. Basso - Tel. 0424/31753
"A. Manzoni": Via Colambare, 246 - Tel. 0424/503078
"Vittorelli": Via Remondini - Tel. 0424/525132-524932
Taxi
Piazza Libertà - Tel. 0424/523610
Stazione Ferroviaria - Tel. 0424/220267
Stazione Autocorriere - Tel. 0424/525078
Ospedale Nuovo - Tel. 0424/566317
Servizio Notturno - Tel. 0424/525078
Vigili del Fuoco
Via Ca' Baroncello - Tel. 0424/228270
Posto telefonico pubblico
Caffè Cadorna: Piazzale Cadorna - Tel. 0424/220185 - Orario: 7-21
Caffè Danieli: Piazza Garibaldi - Tel. 0424/529322 - Orario: 7-21
Stagione di prosa (ottobre)
Stagione comcertistica (dicembre-aprile)
Carnevale a bassano (febbraio)
Incontri culturali di primavera (marzo-aprile)
Rassegna teatrale "Rido Ergo Sum" (marzo-aprile-maggio)
Mostra dell'antiquariato (a cavallo tra aprile e maggio)
A tavola con l'asparago DOC di Bassano (aprile-maggio)
Mostra degli asparagi di Bassano (aprile)
Concerti d'organo (maggio e settembre)
Festa delle acque (29-30 aprile-1 maggio)
Mostra del mobile (maggio-giugno)
Sei giorni ciclistica (fine luglio)
Mostra mercato della ceramica (15-30 agosto)
Opera estate festival (luglio-agosto)
Mostra dell'uva e dei prodotti ortofrutticoli (fine settembre)
Festa dell'uva a Villa Bianchi-Michiel (fine settembre)
Rally automobilistico internazionale "Città di Bassano" (fine settembre-primi di ottobre)
A tavola con Merlin Cocai (ottobre-novembre)
Mostra "L'evoluzione nell'arte orafa veneta" (fine settembre-ottobre)
Fiera franca d'autunno (ottobre)
Concorso pirotecnico Città di Bassano (1ª o 2ª domenica di ottobre)
Festa e fiera del Maron (ottobre)
Filò coi maroni (ottobre-novembre)
Natale a Bassano
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